lunedì, Aprile 29, 2024

Scoperto un giro di matrimoni ‘fasulli’ tra il Marocco e l’Italia per ottenere la carta di soggiorno: 16 persone in manette

Finti matrimoni per ottenere la carta di soggiorno o eludere i decreti di espulsione. Due organizzazioni criminali attive tra il Marocco e l’Italia e dedite al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sono state smantellate dalla Guardia di finanza. Gli uomini del Comando provinciale di Messina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 16 persone (5 in carcere e 11 agli arresti domiciliari) tra Messina, Catania, Bergamo, Torino e Francoforte sul Meno.  Si tratta dei promotori e dei membri di due gruppi criminali, con base a Messina, dediti al favoreggiamento dell’ingresso e della permanenza clandestina di extracomunitari irregolari in Italia.  Le indagini, condotte dagli specialisti del Gruppo investigazione criminalità organizzata del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Messina, sotto la direzione della Procura distrettuale antimafia peloritana, hanno permesso di far luce su “uno strutturato sistema illecito” finalizzato all’organizzazione di matrimoni finti tra cittadini italiani e stranieri (marocchini, algerini e tunisini) per ottenere la carta di soggiorno per motivi di famiglia, essenziale per l’ingresso e la permanenza in Italia, o per ‘sanare’ la posizione di quelli destinatari di decreti di espulsione, già emanati dalla Prefettura e resi esecutivi dalla Questura. Il giro d’affari era di oltre 160mila euro. “Tutto aveva uno specifico costo standardizzato, secondo un tariffario prestabilito”, spiegano gli investigatori delle Fiamme gialle, coordinati dalla Procura Distrettuale Antimafia peloritana. Ogni matrimonio finto costava 10mila euro versati dallo straniero all’organizzazione in contanti o attraverso servizi di Money Transfer, materialmente eseguiti da persone apparentemente non coinvolte nella vicenda ma vicini ai membri del gruppo criminale. Al finto sposo, invece, andavano 2-3mila euro, somme inferiori per intermediari, testimoni di nozze ed interprete. Le donne italiane da ‘reclutare’ per i finti matrimoni erano le “pecore”. “C’è un signore che mi ha chiesto se c’è qualche pecora…un signore qui a Messina, c’è un suo amico che vuole venire…”, diceva uno degli indagati non sapendo di essere intercettato. E per convincere le più titubanti occorreva puntare sulle loro difficoltà economiche perché “il lupo quando ha fame esce dalla tana…”.
Redazione
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