venerdì, Marzo 29, 2024

Omicidio Regeni, parla un testimone: “Giulio torturato e seviziato per giorni sino alla morte”

Seviziato con acute sofferenze fisiche “in più occasioni ed a distanza di più giorni”. E’ quanto emerge nell’atto di conclusione delle indagini con cui la Procura di Roma, con il procuratore capo Michele Prestipino e il pm Sergio Colaiocco, contestano al maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, oltre al reato di sequestro di persona pluriaggravato, anche il concorso in lesioni personali aggravate e in omicidio aggravato. “Per motivi abietti e futili e abusando dei suoi poteri, con crudeltà, cagionava a Giulio Regeni lesioni” e “la perdita permanente di più organi, seviziandolo – si legge nel 415 bis – con acute sofferenze fisiche, in più occasioni ed a distanza di più giorni” attraverso strumenti taglienti e roventi “con cui gli cagionava con numerose lesioni traumatiche a livello della testa, del volto, del tratto cervico dorsale e degli arti inferiori; attraverso ripetuti urti ad opera di mezzi contundenti (calci o pugni e l’uso di strumenti personali di offesa, quali bastoni, mazze) e meccanismi di proiezione ripetuta del corpo dello stesso contro superfici rigide ed anelastiche”. Per nove giorni Giulio Regeni è stato privato della libertà rimanendo nelle mani dei suoi sequestratori, si legge ancora. Tutto è partito, come scrivono i pm nel 415 bis, “a seguito della denuncia presentata, negli uffici della National security, da Said Mohamed Abdallah, rappresentante del sindacato indipendente dei venditori ambulanti del Cairo Ovest”. I quattro indagati “dopo aver osservato e controllato direttamente ed indirettamente, dall’autunno 2015 alla sera del 25 gennaio 2016, Giulio Regeni abusando delle loro qualità di pubblici ufficiali egiziani, lo bloccavano all’interno della metropolitana del Cairo e – si legge nell’atto – dopo averlo condotto contro la sua volontà e al di fuori di ogni attività istituzionale, prima presso il commissariato di Dokki e successivamente presso un edificio a Lazougly, lo privavano della libertà personale per nove giorni”. L’omicidio di Regeni fu un atto volontario e autonomo. “Al fine di occultare la commissione dei delitti, abusando dei suoi poteri di pubblico ufficiale egiziano, con sevizie e crudeltà, mediante una violenta azione contusiva – si legge ancora nell’atto in cui viene contestato al maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, oltre al reato di sequestro di persona pluriaggravato, anche il concorso in lesioni personali aggravate e in omicidio aggravato – esercitata sui vari distretti corporei cranico-cervico-dorsali, cagionava imponenti lesioni di natura traumatica a Giulio Regeni da cui conseguiva una insufficienza respiratoria acuta di tipo centrale che lo portava a morte”.
Redazione
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