lunedì, Aprile 29, 2024

Milano, sulla vicenda del ginecologo morto spunta anche l’ipotesi del suicidio

Il cellulare di Stefano Ansaldi è stato spento un’ora prima della morte. E’ un dettaglio che emerge nell’indagine sul ginecologo napoletano morto con una coltellata alla gola sabato pomeriggio vicino alla stazione Centrale di Milano.  Dalle telecamere presenti in zona è stato ricostruito dai carabinieri, che indagano sul caso, che il professionista è arrivato in città intorno alle 14.50, è rimasto sempre nella zona della stazione Centrale fino alle 18 quando è stato trovato senza vita in via Scarlatti all’angolo con via Mauro Macchi, a cento metri circa da dove scorrono i binari. Accanto alla vittima – nel cappotto aveva 20 euro, il tesserino da medico e la carta d’identità – c’era anche il suo prezioso orologio, ma nessuna traccia invece del cellulare. Le telecamere presenti nel luogo dove il medico è morto non mostrano nessun killer in fuga. E i due testimoni che lo vedono crollare a terra dopo la coltellata alla gola non sentono nessun rumore di passi di chi si allontana. Un elemento che toglie forza all’idea che si sia trattato di un omicidio e fa propendere per l’ipotesi del suicidio. Un suicidio o un omicidio, comunque la si guardi la storia di Stefano Ansaldi lascia più di un interrogativo ancora senza risposta. Se quello del ginecologo napoletano trovato senza vita nel capoluogo lombardo fosse un gesto volontario resta difficile spiegare, dicono gli investigatori, perché sabato mattina abbia scelto di partire da Napoli e raggiungere Milano dove nessuno pare lo aspettasse. “Non è venuto a caso a Milano, forse aveva un appuntamento finito male”, spiegano gli inquirenti. Non si conosce la data di emissione del biglietto del treno, dunque se il viaggio è stato organizzato con largo anticipo o solo all’ultimo minuto. Al momento ciò che appare certo è che il suo cellulare è stato spento un’ora prima della morte, quindi intorno alle ore 17 e come ultimo segnale aggancia la zona della stazione Centrale dove il noto ginecologo era arrivato poco prima delle 15. Nessuna risposta arriva dall’arma: chi ha impugnato il coltello non ha lasciato impronte e di certo è che la vittima indossava guanti in lattice, un particolare non strano per chi viaggia in tempo di Covid. Il coltello “non sembra nuovo, ma nessun familiare al momento sembra riconoscerlo”, fanno sapere gli investigatori. Quello che più lascia perplessi è che i due testimoni che lo vedono cadere al suolo in via Macchi, così come le telecamere della zona non mostrano nessuno in fuga. “Non si può sparire – spiega una fonte – ma le telecamere analizzate fino a questo momento non inquadrano nessuno che si allontana. Ora siamo a lavoro per capire se è possibile trovare rifugio in qualche palazzo coperto dai ponteggi”. La vittima non ha lasciato nessun biglietto d’addio, le condizioni economiche non rosee potrebbero far propendere per un gesto estremo, “magari dopo un appuntamento andato male”. Al momento anche l’autopsia eseguita ieri non serve a togliere dubbi: il colpo è stato inferto da sinistra a destra, a impugnare il coltello potrebbe essere stata la vittima o una persona che ha agito alle spalle, ma non per una rapina visto che il Rolex era accanto al corpo senza vita.
Redazione
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