“L’incredibile scoperta a Pompei di un antico termopolio romano avviene nel decennale della dieta mediterranea quale patrimonio immateriale dell’umanità che l’Unesco ha conferito nel 2010. Una coincidenza che fa riflettere soprattutto ora, al tempo della globalizzazione alimentare che rischia di far scomparire l’unicità del modello alimentare più antico e famoso al mondo”, che si conferma “un’arma vincente contro le principali malattie croniche e anche per ridurre la mortalità”. Lo sottolineano gli esperti dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia). “Legumi, pollame, pesce, cereali e vino, il cui odore ha letteralmente investito gli archeologi: nella città simbolo della cultura romana – osservano gli specialisti dell’Istituto neurologico mediterraneo – si trovano tracce di un modello alimentare che ancora oggi è al centro di numerose indagini scientifiche che ne ribadiscono gli effetti benefici per la salute. Il cuore pulsante della dieta mediterranea è arrivato fino a noi, in una sorta di staffetta che nei secoli ha mantenuto intatto il senso autentico della dieta ‘scoperta’ negli anni ’50 dal fisiologo americano Ancel Keys che l’ha resa celebre agli occhi del mondo”.