venerdì, Aprile 19, 2024

Coronavirus, l’allarme del professor Andreoni (Simit): “Le varianti non solo sono più trasmissibili, ma anche più aggressive e ad essere colpiti sono soprattutto i più giovani”

Le varianti non solo sono più trasmissibili, ma anche più “aggressive” e ad essere colpiti sono soprattutto i più giovani. I ragazzi, ‘risparmiati’ dalla prima ondata di Covid-19, adesso vengono colpiti dal virus e “hanno anche manifestazioni gravi” e così mentre prima “normalmente non arrivavano in ospedale, ora cominciano ad arrivare e questo è un campanello d’allarme”. A lanciarlo è Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit (Società italiana malattie infettive), che ai microfoni di Agorà ha spiegato lo stato dell’arte in giorni cruciali in cui il governo si accinge a varare misure più restrittive. E anche su questo, Andreoni spinge sulla necessità di “pensare a un lockdown nazionale per 2 settimane”. “Io credo che in questo momento bisogna pensare a un lockdown nazionale per raffreddare, in maniera seria, per alcune settimane la circolazione del virus – spiega – e per cominciare a fare una campagna vaccinale in una situazione diversa da quella attuale”. Un lockdown nazionale breve, quindi, che sia “propedeutico all’idea di avviare davvero una campagna vaccinale”. Perché Andreoni considera possibile che si arrivi alle “500-700 mila vaccinazioni al giorno” ma, ammonisce, “bisogna farle in condizioni ideali e allora 2 settimane prima penserei di fare un lockdown nazionale”. In ogni caso, “le chiusure sono indispensabili – dice – per rallentare la corsa del virus e per permettere di tornare al tracciamento di cui non si parla più. Ma è indispensabile” per non arrivare ad esempio alla situazione del Piemonte dove “hanno dovuto chiudere gli ospedali ai pazienti non-Covid”. Andreoni insiste sul fenomeno delle varianti: “Io credo che la comparsa delle varianti debba essere un elemento ulteriore di considerazione di intervento sulle misure di contenimento da mettere in atto, non può essere più considerato solo il numero dei casi e dei ricoveri”. Il fatto che le varianti siano non solo più trasmissibili ma anche più aggressive “è evidentemente un elemento di grande preoccupazione – sottolinea – perché modifica molto lo scenario epidemiologico e la capacità degli ospedali di rispondere a un eventuale incremento dei numeri”. Pessimista lo scenario, con un picco di contagi previsto per fine marzo e che potrebbe escludere la prevista riapertura di teatri e cinema il 27 marzo. “Non spetta a me dire se è escluso, ma certamente io lo escluderei perché tutto ciò che aumenta l’affollamento e riduce la possibilità di controllo della trasmissione del virus, deve essere preso in questo momento in grande considerazione”. Un picco di 40mila contagi al giorno a fine marzo, quindi, è credibile? “Purtroppo direi di sì – sostiene ancora Andreoni – i dati dicono che dobbiamo aspettarci una salita ulteriore e questo evidentemente preoccupa, ed è effetto delle varianti che si modificano in continuano e che noi stiamo monitorizzando”. Quindi, l’importanza della vaccinazione. “Dobbiamo  essere impegnati tutti sulla vaccinazione – spiega – la nostra grande vera speranza è poter fare una vaccinazione di massa”. Per il direttore scientifico della Società italiana malattie infettive è fattibile: la prospettiva di arrivare a 500/700mila vaccinazioni al giorno “è possibile perché si può mettere in campo una macchina che può realizzare tutto questo. Io vedo molto bene – afferma – l’affidamento di questa organizzazione ai militari che hanno nella loro mentalità l’organizzazione di queste cose e credo che sia un buon sistema per arrivare a ciò che si deve fare”. Inoltre, osserva: “Credo sia indispensabile allargarsi a tutte le ditte che preparano vaccini e dai dati scientifici, sono tutti ottimi vaccini. Aspettiamo l’Ema ma, quando sarà, io spero che ci sarà davvero un cambio di passo”. Anche con l’arrivo di altri vaccini, dello Sputnik “che sarà validato” ci saranno “più fornitori e” si potrà “avviare una campagna di vaccinazione di massa”. Che per Andreoni però sarebbe meglio proseguire per fasce d’età: “Io vedrei una campagna più per fasce d’età. Procederei molto più rapidamente sulle fasce d’età”, cosa “che rende più snello e facile l’arruolamento delle persone”.
Redazione
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