venerdì, Aprile 19, 2024

Vicenda di Padre Paolo Dall’Oglio, parla la sorella Francesca: “Spero il governo attuale possa finalmente fare luce sui tanti anni di silenzio”

Spero il governo attuale possa finalmente fare luce sui tanti anni di silenzio“. Lo dice Francesca Dall’Oglio, sorella di Padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano rapito il 29 luglio del 2013 mentre si trovava a Raqqa, in Siria. Quella Raqqa che l’anno successivo sarebbe diventata la ‘capitale’ dell’autoproclamato “califfato” di Abu Bakr al-Baghdadi, quella Siria in cui dieci anni fa scoppiavano inedite proteste antigovernative degenerate in un lungo e sanguinoso conflitto.La zona di Raqqa è stata liberata alla fine del 2017. La battaglia di Baghuz si è conclusa il 23 marzo del 2019, con la caduta dell’ultimo  bastione dei jihadisti dell’Isis in terra siriana. Di Padre Paolo non si hanno notizie certe dal 2013, nessuna notizia, neanche voci non confermate dal 2019, dalla caduta di Baghuz. Ma la speranza non si ferma, come quella di una Siria pacificata mentre l’orrore dell’Isis a Raqqa torna alla luce con le fosse comuni. “Continuo a valutare ogni possibile pista – dice Francesca Dall’Oglio con la forza di sempre – a non trascurare nessun particolare che possa confermare l’esistenza in vita di mio fratello, continuo a sperare che possa essere ancora vivo”. “E’ accaduto in passato di persone che in zone di guerra o anche in quei Paesi abbiano avuto una prigionia molto lunga – conclude – Confido molto nelle istituzioni e nel loro lavoro. Io continuo a sperare”. Intanto, dice Francesca Dall’Oglio, “questa tragedia della guerra siriana che non finisce è ormai diventata anche parte di me“. “Il rapimento di mio fratello Paolo ha fatto diventare parte di me quella che è la sofferenza dei siriani e di questo popolo martoriato – afferma – Continuando a cercare di avere notizie su Paolo, con la sofferenza che stiamo vivendo come familiari, non posso fare a meno di non pensare anche alla sofferenza dei siriani, alle migliaia di persone scomparse in Siria, torturate nelle prigioni del regime, alle migliaia di persone fuggite all’estero”. Francesca Dall’Oglio parla di “dieci lunghi anni” e spera “ci spossa essere luce in fondo al tunnel“. Intanto riprende in mano quel che Padre Paolo aveva scritto nel 2013, nel testo ‘Collera e luce’, uscito a fine giugno 2013, pochi giorni prima del suo rapimento: “Questa guerra civile mi è insopportabile, lacera mia anima e non è esterna alla mia coscienza, anzi è parte della mia carne”. Padre Paolo diceva di “temere moltissimo la radicalizzazione che si stava creando” e – ricorda – diceva che era “una corsa  contro il tempo”, temeva che “tutta la popolazione siriana ne sarebbe rimasta vittima”. Nel 2006, rievoca ancora, “Paolo scrive che la pace è qualcosa che si costruisce con i propri nemici” e che “non si farà mai la pace se nell’altro si cerca solo quello che ci assomiglia” perché “fare la pace significa avere curiosità, attenzione, apertura verso la differenza”. E per fare questo bisogna “creare uno spazio per il dialogo”, conclude Francesca Dall’Oglio, pensando al “messaggio forte di Papa Francesco” con il suo recente viaggio in Iraq.
Redazione
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