venerdì, Aprile 19, 2024

Oggi è la giornata della Terra per tagliare le emissioni di CO2

E’ ormai una corsa contro il tempo in tutto il mondo per tagliare la CO2 e tentare di arrestare la febbre del Pianeta. E’ questa la battaglia sollecitata dagli scienziati e che sembra aver ormai convinto politica e finanza sulla necessità di cambiare registro nello sfruttamento delle risorse naturali e nell’inquinamento, altrimenti le minacce della stessa Natura potrebbero portare disastri, in primis ai paesi particolarmente esposti alle conseguenze del riscaldamento globale. E infatti il tema di quest’anno della Giornata della Terra è “Restore Our Earth”, “Ripariamo la nostra Terra”. La Giornata della Terra (Earth Day), l’evento mondiale che si tiene il 22 aprile per celebrare il nostro pianeta, per la sua 51/a edizione quest’anno si sdoppia. Ai consueti eventi in tutto il mondo organizzati da associazioni nazionali e coordinati dalla ong statunitense earthday.org, si affianca un summit virtuale sul clima di 40 capi di stato e di governo, indetto dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Fra gli invitati, i “grandi della Terra” fra cui ci sono i 17 Paesi responsabili dell’80% delle emissioni di gas serra. Il cambiamento climatico è ormai “leit motiv” di big di ogni settore che guardano al 2030 per abbassare il tasso di inquinamento e al 2050 per azzerarlo. I gas serra – infatti – continuano a aumentare, e non si placa la tendenza al riscaldamento del Pianeta. Questi i principali risultati del rapporto di Copernicus climate change service (C3S) sullo stato del clima in Europa nel 2020. E’ stato “l’anno più caldo” mai registrato per l’Europa con “almeno 0,4 gradi sopra la media dei 5 anni più caldi (tutti nell’ultimo decennio)”; temperature bollenti in autunno, e soprattutto in inverno (3,4 gradi sopra la media). Da record i livelli delle precipitazioni. Nella Siberia artica il 2020 è stato l’anno più caldo di sempre. L’effetto Covid porta a “leggere riduzioni” delle emissioni causate dall’uomo.  Il rapporto sul clima del 2020 – messo a punto da Copernicus (il programma di punta di osservazione della Terra dell’Ue, coordinato e gestito dalla commissione Europea) e implementato dal Centro europeo per le previsioni a medio termine – racconta il contesto globale, le condizioni in Europa e un focus sulle zone artiche. Due elementi chiave, la crescita dei gas serra e la tendenza al riscaldamento delle temperature. Le concentrazioni di gas serra sono aumentate – viene spiegato – la CO2 dello 0,6% nel 2020 ma a un ritmo “leggermente inferiore rispetto agli ultimi anni”, e il metano (CH4) dello 0,8% “più rapidamente”. Nel 2020 le concentrazioni atmosferiche di gas serra hanno raggiunto la media annuale globale più alta dal 2003. Le misurazioni a terra mostrano invece una costante tendenza all’aumento. Alcuni effetti hanno “indotto leggere riduzioni delle emissioni causate dall’uomo nei periodi di lockdown” a causa dell’emergenza Covid-19″. Il capitolo temperature. A livello globale, il 2020 è stato uno dei tre anni più caldi mai registrati, mentre gli ultimi sei anni sono stati i più caldi mai registrati. Temperature superiori alla media sono state registrate principalmente in Siberia settentrionale e in alcune parti adiacenti all’Artide dove “le anomalie hanno raggiunto i 6 gradi. Il Pacifico equatoriale ha registrato temperature inferiori alla media, associate a La Ni¤a”. “È più importante che mai – osserva Carlo Buontempo, direttore di Copernicus climate change service (C3S) – utilizzare le informazioni disponibili per agire e adattarsi al cambiamento climatico e accelerare i nostri sforzi per ridurre i rischi futuri”.
Redazione
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