martedì, Aprile 30, 2024

Covid, per il professor Ciciliano “Green Pass per partecipare agli eventi, ma solo con due dosi di vaccino”

Green Pass per partecipare agli eventi, ma solo con due dosi di vaccino. Questa l’opinione di Fabio Ciciliano, medico, proviene dalla Polizia di Stato, opera nella Protezione civile, e fin dai primi giorni della pandemia fa parte del Comitato tecnico scientifico. “Io penso che ad oggi, con la possibilità data a tutti i cittadini al di sopra dei 12 anni di vaccinarsi senza limitazione di sorta, potrebbe essere un aiuto notevole consentire solo a chi ha il green pass di partecipare ai grandi eventi. Spettacoli, sport, manifestazioni pubbliche. Come hanno fatto in Israele. Ma a patto che il Green pass sia rilasciato ai soli immunizzati, a chi ha completato il percorso vaccinale, o a coloro che sono guariti dal Covid o che precedentemente erano positivi asintomatici e siano negativizzati. L’impiego del tampone rino-faringeo limita in maniera sostanziale l’applicabilità ‘premiante’ del green pass sui soggetti non ancora vaccinati rendendone, quindi, quasi inefficace la pur condivisibile finalità”. I contagi stanno correndo. Rischiamo, con il sistema dei colori, nuove chiusure? “Con l’aumento della circolazione virale, soprattutto della variante Delta, a cui potrebbe seguire un sensibile incremento dei casi e, quindi, dell’incidenza potremmo – avverte Ciciliano – trovarci nuovamente in situazioni di aumentato rischio con il passaggio di qualche Regione dal bianco al giallo o arancione, con l’adozione delle conseguenti misure di contenimento previste dalla norma attualmente in vigore e che abbiamo conosciuto tutti nell’ultimo inverno e nella scorsa primavera. Nell’ultima settimana, in undici Regioni, si è registrato un incremento nel numero dei casi rispetto a quella precedente”. Il sistema della classificazione delle Regione con i colori e le conseguenti limitazioni, che ora dipende molto dall’incidenza dei nuovi casi, va rivisto considerato che il numero di vaccinati è alto? “Penso di sì – risponde – ma teniamo anche conto che il numero degli immunizzati nel nostro Paese, sebbene l’Italia risulti ai prilli i posti in Europa per percentuale di popolazione vaccinata, non ci consente ancora di agire in tal senso. Appare necessario, però, iniziare a ragionare su una sempre maggiore considerazione dell’impatto dei soggetti ammalati sui sistemi sanitari regionali anziché basarci sul numero dei semplici casi positivi rilevati”.
Redazione
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