“La Fornero scelta dal Pd per occuparsi dei pensionati italiani??? No grazie, la Lega non ci sta, la signora ha già fatto troppi danni”. Lo scrive su Twitter il leader della Lega, Matteo Salvini, criticando la nomina dell’ex ministro del Lavoro nel team di consulenti economici del governo. Oggi intanto, in due interviste, Elsa Fornero – esperta di previdenza e già ministro del Lavoro tra il 2011 e il 2013 – commenta l’incarico ricevuto da Palazzo Chigi per il Consiglio di indirizzo nell’ambito del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica. Al ‘Messaggero’ spiega: “Questa struttura si occuperà di politica economica in senso molto ampio, su tanti argomenti. E per adesso in realtà non è stata ancora convocata”. Sul capitolo previdenza, per Fornero, “ora un po’ di flessibilità si può recuperare, a differenza del 2011, quando c’era la pressione di una crisi finanziaria. I tempi sono diversi, non ci sono priorità uguali per tutte le stagioni. Ma la flessibilità non deve andare a scapito delle giovani generazioni, quelle che hanno meno voce in capitolo. Bisogna sempre chiedersi chi paga”. Su quota 100 aggiunge: “Chi ha avuto la possibilità di sfruttarla l’ha fatto e va bene, però bisogna dire che Quota 100 nell’insieme non è stata un successo. Non è servita a creare occupazione e, come ha evidenziato il recente rapporto dell’Inps, è stata usata principalmente da dipendenti pubblici, maschi, con redditi medio-alti”. A beneficiare della flessibilità, per Fonero, dovrebbero essere “innanzitutto le categorie più deboli, quindi coloro che hanno perso il lavoro, e a quelli che svolgono mansioni più gravose” e certamente il governo ha fatto bene a convocare i sindacati, osserva, “è bene discutere e bisogna farlo con impegno prima di arrivare a ridosso della scadenza di fine anno”. In un’altra intervista, alla ‘Stampa’, Fornero parla anche del Pnrr: “La verità è che abbiamo davanti sei anni per spendere bene molti soldi. Ma la verità è anche che se non li spenderemo bene quei soldi diventeranno debito e gli altri Paesi ce ne chiederanno conto, saranno sempre lì, pronti a saltarci addosso. Significa combattere la precarietà del lavoro. Solo se riusciremo ad allargare la base di coloro che hanno un lavoro sicuro potremo avere una crescita economica in grado di garantire il welfare. E questo si deve fare innanzitutto puntando sulla scuola e sulla formazione. Poi servirà il sostegno alle imprese e ci vorranno gli investimenti pubblici. Per la prima volta abbiamo un piano e una scadenza a sei anni per realizzarlo. Per la prima volta i governi che si succederanno nei prossimi anni (spero che non accada, per la verità) sanno che cosa devono fare in modo preciso”.