giovedì, Marzo 28, 2024

Riforma della Giustizia, la parola passa al Senato

L’aula della Camera – con 396 sì, 57 no e 3 astenuti – ha votato il testo della riforma della giustizia sulla quale ieri notte il Governo Draghi ha incassato la doppia fiducia sui due articoli del testo. Con il voto finale di Montecitorio, la delega sulla riforma del processo penale, riformulata totalmente con gli emendamenti della ministra Marta Cartabia, riceve dunque il primo sì dal Parlamento dopo oltre un anno dall’esame in prima lettura alla Camera. Il ddl, che originariamente era stato proposto durante il Governo Conte Bis dall’allora guardasigilli Alfonso Bonafede, passa ora al Senato per la seconda lettura che comincerà dopo la pausa estiva con approdo in aula a settembre. La maggioranza si ricompatta Dopo cinque mesi di lavoro, stesure, revisioni, prove di forza e una tre giorni-fiume di votazioni, la riforma del processo penale voluta da Mario Draghi e firmata da Marta Cartabia passa in tarda serata con il voto della Camera, un voto che sembra ricompattare maggioranza e in gran parte anche il Movimento 5 stelle. A imporre i tempi stretti è l’Ue, che nel Pnrr ha legato l’arrivo dei fondi del recovery plan alla drastica riduzione dei tempi pachidermici dei processi penali in italia (-25% in cinque anni). Una cavalcata che solo negli ultimi tre giorni è passata per la votazione delle pregiudiziali domenica, per la doppia fiducia nella notte tra lunedì e martedì e una lunghissima giornata in aula iniziata oggi alle nove di mattina per la discussione degli ordini del giorno al testo delle riforma, che più volte hanno messo alla prova la tenuta della maggioranza. Prima sul tema della responsabilità civile dei magistrati sollevata da FdI, poi sugli ecoreati per i quali l’aula si spacca, soprattutto sulla riformulazione dell’odg in materia che finisce per non passare solo sul filo di lana, bocciato dalla maggioranza con 186 voti contro 181. I “sì” alla riforma arrivano da Più Europa, Noi con l’Italia, Liberi e Uguali, Coraggio Italia, Pd, Lega e M5s. Tra i nodi sui quali si sono consumati trattative e scontri delle ultime settimane, innanzitutto la prescrizione processuale: in Appello, secondo la riforma, i processi dovranno durare due anni e in Cassazione uno, con la possibilità che i procedimenti più complessi arrivino rispettivamente fino a tre anni e a 18 mesi. L’accordo raggiunto nei giorni scorsi prevede ulteriori proroghe di un anno per i reati più gravi come mafia, terrorismo, violenza sessuale e traffico di droga, stabilite dal giudice. Resta la non prescrizione per i reati puniti con l’ergastolo. Inappellabili invece le condanne per i reati minori. Si guarda poi in maniera diversa alla pena, con l’impiego dei lavori socialmente utili non retribuiti, arresti domiciliari o semilibertà con rientro notturne, per le condanne e i reati più lievi. Si rivede anche la detenzione con ampia apertura alle sanzioni alternative e con assunzioni e formazione per il personale carcerario, soluzione ancor più sentita dalla ministra Cartabia dopo la sua visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere, teatro dei sanguinosi pestaggi del 2020. Infine potenziamento dello staff del magistrato che diventa l’arma per velocizzare del 25% il processo penale e del 40% quello civile, con l”assunzione a tempo determinato nei prossimi 5 anni di 21.910 persone.  La conta degli assenti  Sono 26 i deputati di Forza Italia che non hanno partecipato al voto nell’Aula della Camera sulla riforma del processo penale, pur non essendo in missione. Sono invece 23 i deputati della Lega assenti, mentre le assenze tra le fila del Pd sono 14. Sono 4 gli assenti ma non in missione di Iv, uno solo di Leu
Redazione
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