venerdì, Aprile 19, 2024

Ladispoli, città di alberi

“La sopravvivenza di una città non dipende dalla rettitudine degli uomini che vi risiedono, ma dai boschi che la circondano”. Così scriveva lo scrittore e filosofo statunitense H.David Thoreau, esprimendo una metafora che anticipava di oltre un secolo e mezzo sensibilità e consapevolezza, oggi sempre più diffuse specie a livello europeo, sul contributo di alberi, boschi e foreste alla qualità della vita delle città e alla stabilità dei territori, alla sicurezza delle comunità e alla bellezza dei paesaggi, ma anche alla conservazione della biodiversità. Come sapete, le città occupano solo il 3% della superficie del pianeta, ma ospitano quasi il 60% della popolazione mondiale che consuma il 75% delle risorse naturali, ancor oggi sprecando oltre misura. La FAO e la ARBOR DAY FOUNDATION hanno lanciato il programma “TREE CITIES OF THE WORD – CITTA’ DI ALBERI” che oltre a creare città più resilienti e sostenibili mira a formare una nuova rete globale di sindaci e di leader che condividano gli stessi valori per il verde, gli alberi e le foreste urbane e periurbane, vuoi nelle pianificazione che nella loro gestione. Il verde urbano comprende una vasta gamma tipologica di verde pubblico, che sostanzialmente va dal piccolo giardino al grande parco cittadino, ma che si collega anche col reticolo di viali alberati e la foresta urbana, tutti elementi definiti oggi indispensabili per la qualità e la vivibilità delle nostre città. Il verde urbano e periurbano, quest’ultimo compreso nelle aree limitrofe agli agglomerati urbani, produce innumerevoli benefici anche di lungo periodo: migliora la salute pubblica rendendo possibile uno stile di vita sano (svago e attività fisica), favorisce le relazioni sociali e la coesione delle comunità, tutela l’ecosistema urbano mitigando il rischio dei cambiamenti climatici (bolle di calore) e dell’inquinamento, mentre accresce la biodiversità e il valore ambientale dell’ambiente cittadino creando veri e propri corridoi ecologici per l’incremento della biodiversità. Generalmente aree a verde e parchi urbani sono progettati utilizzando specie autoctone, facendo spesso impiego del prato e di alcune specie arbustive e arboree acclimatate per l’area di insediamento: ma, pensate, possono assumere anche il ruolo di integrazione e sostituzione del sistema agricolo e forestale, diventando oltretutto un mirabile elemento di caratterizzazione ambientale e di mitigazione dello stesso clima urbano. La presenza di ampie zone verdi periurbane o infra-urbane gestite a parco, può consentire inoltre l’insediamento e la migrazione di una ricca fauna stanziale e migratoria, contribuendo così ulteriormente al riequilibrio di un ecosistema fortemente sbilanciato in senso degradativo quale è in generale quello delle nostre città. Piccole aree a verde sono spesso presenti in diversi punti del contesto urbano, utilizzate prevalentemente dagli abitanti della zona che ne fruiscono, come s’è ricordato sopra, per ricreazione, svago e occasioni d’incontro : alberi, arbusti e zone a prato vanno ubicati in modo da alternare zone d’ombra a zone al sole, ma possono essere previste aree pavimentate attrezzate per il gioco e la sosta, anche per limitare un eccessivo utilizzo dei prati, eliminando le barriere architettoniche per il libero movimento dei portatori di handicap. Diciamo subito che per chi amministra le nostre comunità l’offerta di aree verdi, nell’ambito di interventi di rigenerazione urbana, oggi diventa una pressante necessità: per questo sarebbe raccomandabile che nel maggior numero possibile di Comuni (e non solo in quelli di maggiori dimensioni) al Piano Urbanistico Comunale (PUC) fosse affiancato anche il Piano del verde urbano, ancor poco utilizzato, che consenta di determinare un programma organico di interventi per lo sviluppo quantitativo e qualitativo della vegetazione in città. Pensate ad un nuovo parco (CO.RI.TA e Archeotower a Taranto hanno dato linfa vitale ad uno spoglio Parco Archeologico delle Mura Greche), ad una nuova cintura verde urbana, a nuovi viali alberati che, per esempio, possono rilanciare l’immagine d’una intera città ( sindaco Melucci, a Taranto pensiamo ve ne sarebbe realmente un gran bisogno…), anche incrementando il valore delle proprietà immobiliari circostanti ( il nostro quartiere Tamburi ne otterrebbe gran giovamento!) e riqualificando in senso ecologico e paesaggistico aree anche fortemente degradate : potenza della Natura! Il ricercatore Giacomo Grassi, uno dei pochi italiani che fa parte dell’IPCC, ricorda che il Governo ha stanziato 30 milioni di euro per la riforestazione di aree urbane e periurbane, una buona notizia non solo per il clima ma anche per la salute dei cittadini, perché i vantaggi della presenza di alberi vanno ben oltre la loro capacità di assorbire anidride carbonica, ma migliorano anche la qualità dell’aria mentre abbassano le temperature. Dobbiamo peraltro aggiungere che è di pochi mesi fa la nascita della Fondazione AlberItalia (voluta da Slow Food Italia, Società Italiana di Selvicoltura e Ecologia Forestale, Romagna Acque-Società delle Fonti, e sostenuta dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna), sorta a sostegno di nuovi boschi e la realizzazione di corridoi ecologici. Importante è sapere che la Fondazione AlberItalia è aperta a tutti e riunisce già ricercatori, tecnici, imprese, associazioni e cittadini, soprattutto Enti pubblici: siccome stiamo già affrontando una pericolosa crisi climatica, oltre a quella sanitaria economica e sociale, dobbiamo assolutamente riconnettere e rinaturalizzare i territori – montagna, pianura e città – piantando “alberi giusti nei modi giusti” e dando vita a corridoi ecologici, specie in ambienti ancor oggi decisamente antropizzati (smettendo – lo diciamo soprattutto a chi amministra la cosa pubblica – di edificare, cementificare e asfaltare allegramente territorio naturale!). Pratiche simili devono diventare “pane quotidiano” e diffondersi, mettendo radici non solo nel suolo ma anche nella cultura e nella mentalità delle persone: specie chi ha responsabilità di governo deve e può fare la sua parte al più presto. Non bastano più grandi progetti e affollate conferenze da cui escono belle promesse. Servono precise azioni concrete perché la sfida climatica pone delle urgenze ed è una sfida globale che mette a rischio la nostra stessa vita e le nostre economie.
Valentino Valentini
Redazione
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