venerdì, Marzo 29, 2024

Covid, l’Aifa sconsiglia l’uso del farmaco antivirale Parvulan per curare il virus

Può essere anche un rischio per la salute utilizzare il farmaco antivirale Parvulan, contenente Corynebacterium parvum e privo di autorizzazione all’immissione in commercio in Italia, legalmente registrato e commercializzato in Brasile, per combattere il Covid. E’ l’alert diffuso dall’Aifa e pubblicato sul suo portale. Stimolante dell’immunità innata, coadiuvante nel trattamento di infezioni dermatologiche di origine virale, batterica, fungina e protozoaria, coadiuvante in infezioni sistemiche e locali, il farmaco ha un effetto regressivo sulle neoplasie solide, ma è anche coadiuvante nel trattamento dell’acne. Sulla base delle comunicazioni e delle richieste pervenute da parte dei pazienti, “ivi incluse – scrive l’Aifa – quelle riguardanti le tipologie di vaccino considerate valide ai fini del rilascio del Green Pass vaccinale, è stato possibile rilevare un utilizzo del medicinale diverso da quello dichiarato nella richiesta di importazione: il Parvulan risulterebbe essere proposto fuori indicazioni (off label, quindi al di fuori dei vincoli previsti nel citato Dm 11/2/97) come terapia per la prevenzione del Covid-19, in alternativa ai vaccini autorizzati”.  Sul tema la Commissione tecnico scientifica dell’Aifa ha emesso un parere, in cui si sottolinea che “l’utilizzo del medicinale Parvulan nella profilassi dell’infezione da Sars-Cov-2” non è sostenuto “dalle benché minime evidenze di efficacia e sicurezza”. Si sottolinea, inoltre, che “anche il razionale di tale utilizzo risulta largamente insufficiente, tanto è vero che la Commissione non aveva ritenuto possibile autorizzarne l’uso nemmeno nell’ambito di una sperimentazione clinica. Il possibile uso del farmaco in sostituzione dei vaccini autorizzati (per i quali sono invece disponibili solidi dati di efficacia e sicurezza) rappresenta pertanto un potenziale pericolo per la salute delle persone a motivo, oltre che del profilo di sicurezza quantomeno incerto, anche dell’ingiustificato senso di protezione che il trattamento potrebbe generare a dispetto della mancanza di un’efficacia documentata”.
Redazione
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