La Corea del Nord ha testato un nuovo tipo di missile da crociera a lungo raggio nel fine settimana, in quella che appare una provocazione del regime di Kim Jong-un, che la settimana scorsa aveva celebrato con una parata notturna il 73esimo anniversario della fondazione del Paese. I missili, riporta l’agenzia di stampa nordcoreana Kcna, hanno viaggiato per 7.580 secondi sopra le acque territoriali, prima di colpire il bersaglio in mare aperto a una distanza di 1.500 chilometri. Il principale quotidiano del regime, il Rodong Sinmun, ha pubblicato immagini del test che mostrano il lancio del missile, circondato da una palla di fuoco, e un missile in volo. Il test, al quale erano presenti alti funzionari del regime – ma non Kim – è stato condotto “con successo”, e lo sviluppo dei nuovi missili rappresenta “un’arma strategica di grande importanza” per il Paese, riferisce l’agenzia di stampa. Il test è stato accolto dalle critiche degli Stati Uniti e dal Giappone. I missili rappresentano “minacce” per i Paesi vicini e per la comunità internazionale, e dimostrano la “continua attenzione allo sviluppo del programma militare” della Corea del Nord, sottolinea una nota del Comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti. Preoccupazione è stata espressa anche dal Giappone. Il portavoce del governo, Katsunobu Kato, ha sottolineato che Tokyo continuerà a lavorare a stretto contatto con Washington e Seul per monitorare la situazione. Sono i primi lanci da marzo scorso, quando Pyongyang aveva testato due missili balistici a corto raggio. Secondo gli analisti rappresentano un avanzamento della tecnologia missilistica nordcoreana, in grado di evitare i sistema di Difesa di Corea del Sud e Giappone, anche se attraggono meno l’attenzione dei lanci di missili balistici perché non rappresentano un’esplicita violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L’annuncio dei test giunge a poche ore dagli incontri a Tokyo tra i capi negoziatori per la questione nordcoreana di Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone: la questione della denuclearizzazione della penisola sarà sul tavolo anche a partire da domani, a Seul, dove è atteso l’arrivo del ministro degli Esteri cinese, Wang Yi. I colloqui sulla minaccia missilistica e nucleare nordcoreana sono in stallo dal 2019, dopo il no deal tra Kim e l’amministrazione Usa guidata da Donald Trump: l’attuale amministrazione americana, guidata da Joe Biden, ha fatto sapere di essere pronta a incontrare i funzionari di Pyongyang “in qualsiasi momento”, secondo le parole dell’inviato speciale Usa Sung Kim, ma da Washington non sono finora arrivate indicazioni su un possibile allentamento delle sanzioni che colpiscono il regime per lo sviluppo dei suoi programmi missilistici e nucleari. Pyongyang, intanto, secondo un rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) avrebbe ripreso la produzione di plutonio per le armi nucleari dal reattore della centrale di Yongbyon, e il dialogo con Seul appare in stallo dopo l’annuncio del ripristino della linea di comunicazione diretta tra le due Coree: le speranze per una possibile ripresa dei negoziati sono rimaste però deluse, perché la hotline è rimasta silente da parte nordcoreana dopo le esercitazioni militari congiunte annuali del mese scorso di Stati Uniti e Corea del Sud, fortemente avversate da Pyongyang.