martedì, Aprile 16, 2024

Grido d’allarme di Legambiente: Sull’arco alpino è in atto un preoccupante trend di riduzione dei ghiacciai

Su tutto l’arco alpino è in atto un  pesante trend di riduzione delle masse glaciali con importanti segnali di progressiva accelerazione negli ultimi 30 anni. A causa del  riscaldamento climatico i ghiacciai perdono superficie e spessore,  “rifugiandosi” sempre più in alta quota e frammentandosi e  disgregandosi in corpi glaciali più piccoli. A testimoniarlo in  maniera tangibile è lo stato di salute di alcuni ghiacciai alpini come quelli dell’Adamello che hanno perso oltre il 50% della superficie  totale, quelli del Gran Paradiso circa il 65%. In Alto Adige 168  ghiacciai si sono frammentati in 540 unità distinte. In Friuli Venezia Giulia il ghiacciaio orientale del Canin oggi ha uno spessore medio di 11,7 m, circa 150 anni fa superava i 90 m. E se ci  spostiamo sulla vetta più alta degli Appennini, il Gran Sasso, qui il  ghiacciaio del Calderone, dal 2000, si è suddiviso in due glacionevati e risponde alle oscillazioni climatiche in modo molto più veloce rispetto ai ghiacciai presenti sulle Alpi. È quanto emerge in sintesi dal bilancio finale della seconda edizione di Carovana dei ghiacciai, la campagna di Legambiente con il supporto  del Comitato glaciologico italiano (Cgi), e con partner Sammontana e partner sostenitore FRoSta, che dal 23 agosto al 13 settembre 2021 ha monitorato lo stato di salute di tredici ghiacciai alpini più il glacionevato del Calderone in Abruzzo, per sensibilizzare le persone  sugli effetti che il riscaldamento climatico sta avendo sull’ambiente glaciale. Un bilancio preoccupante che l’associazione ambientalista presenta oggi, a una settimana esatta dal Global Strike che vedrà  giovani di tutto il mondo scioperare per il clima, anche per lanciare un messaggio chiaro e diretto al Governo Draghi: “è urgente mettere in campo misure e politiche ambiziose sul clima per arrivare a emissioni di gas ad effetto serra nette pari a zero al 2040, in coerenza con l’Accordo di Parigi. Non si può aspettare”. ”I dati che abbiamo raccolto nel corso di questa seconda edizione di Carovana dei ghiacciai – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Legambiente Alpi e coordinatrice della campagna – sono un’ulteriore conferma del quadro dall’allarme lanciato dall’Ipcc che ci ricorda come ormai il Pianeta sia in codice rosso. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change se riusciremo a limitare il riscaldamento globale sotto la soglia dei 1,5 gradi come nell’obiettivo degli accordi di Parigi, a fine secolo sopravviverà un terzo dei ghiacciai, in caso contrario i ghiacciai alpini scompariranno del tutto. La dimensione globale e la velocità di questo ritrarsi dei ghiacciai non ha precedenti da almeno alcuni millenni”. ”In vista della Pre-Cop a Milano e della Cop26 di Glasgow – aggiunge Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – lanciamo un appello affinché si acceleri il passo nelle politiche climatiche  partendo da una drastica e rapida riduzione delle emissioni di CO2, metano e altri gas serra perché se da un lato i benefici sulla qualità dell’aria possono vedersi in tempi rapidi così non lo è per le  temperature globali che potrebbe impiegare anche un tempo di venti o trenta anni prima di stabilizzarsi”. ”La Carovana dei Ghiacciai 2021 – dichiara Marco Giardino, segretario del Comitato glaciologico italiano – ha permesso al Comitato  Glaciologico Italiano di condividere con amministratori, tecnici,  cittadini e turisti dei territori montani italiani diverse esperienze di ricerca e di diffondere ampiamente il suo patrimonio secolare di dati glaciologici. I dati presentati nelle conferenze scientifiche della Carovana si sono rivelati indispensabili per interpretare gli effetti locali del riscaldamento climatico in atto e disegnare gli scenari futuri dell’ambiente d’alta quota nel nostro paese. Il messaggio finale non è certo privo di preoccupazione per l’accelerata riduzione delle masse glaciali, ma anche pieno di consapevolezza che i frutti della ricerca glaciologica sono indispensabili per rafforzare le politiche di mitigazione e progettare azioni mirate di adattamento al riscaldamento climatico”.
Redazione
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