di Alberto Sava
Niente più proroghe delle concessioni balneari dal gennaio 2024, neppure per via legislativa. Il consiglio di Stato ha messo la parola fine ad un trascinamento normativo in un settore economico ed imprenditoriale che andava ridisegnato anche sotto la spinta della normative europea. Prima di entrare nel vivo delle reazioni generali dei balneari, va ribadita la spinta per un riequilibrio della forbice tra i gli incassi statali per i canoni delle concessioni e la redditività per operatori ed imprese del settore. Immediata levata di scudi delle massime associazioni nazionali di categoria, che pur riservandosi di leggere con la massima attenzione il contenuto della sentenza del Consiglio di Stato si dichiarano allarmati per i cambiamenti strutturali e radicali dietro l’angolo. Differenti nei toni, ma simili nella sostanza la reazioni contrarie di SIB-Balneari, di Assobalneari e di altre sigle sindacali a livelli regionali e provinciali presenti su tutto il territorio nazionale. Per le associazioni questa sentenza rappresenta un colpo per gli imprenditori balneari italiani che vedranno i loro stabilimenti messi all’asta e affidati al miglior offerente, in linea con le direttive dell’Unione europea sul mercato e la libera concorrenza. Si tratta di un universo costiero di 40mila aziende in tutto il Paese, che hanno creato lavoro, economia ed impiegato anni per costruire quello che hanno oggi. I siti on line di Sib-Balneari e Assobalneari riportano le dichiarazioni dei rappresentanti dei massimi esponenti nazionali, che pur riservandosi di leggere con la massima attenzione il contenuto della sentenza del Consiglio di Stato ne denunciano le pesanti conseguenze economiche per investimenti, lavoro e occupazione.
Le reazioni sul litorale romano

Il SIB ha convocato la giunta allargata ai presidenti di tutte le regioni italiane per decidere le iniziative sindacali. E sempre ieri si è tenuta nella Capitale una prima riunione convocata a “botta calda” ed in forma ufficiosa dal SIB-Balneari. Presenti i gestori di tutta Italia, collegati via skype, presenti soprattutto i balneari del Lazio. Al termine della riunione abbiamo sentito Francesca Lazzeri (stabilimento ‘Renzi’ di Campo di Mare) Marina di Cerveteri sulle reazioni alla sentenza del Consiglio di Stato, che investe soprattutto le imprese che gestiscono il settore e che ne hanno fatto la storia. Imprese per lo più a conduzione famigliare, che impegnano migliaia e migliaia di lavoratori su tutti gli 8000 chilometri di costa. Di seguito una sintesi degli argomenti trattati ed il profilo inquietante di una zona grigia emersa in quasi tutti gli interventi. Un esempio tra tutti: “Se noi andiamo via potrebbero arrivare imprenditori di tutti i tipi: una cosa sola è certa, avrebbero parecchia liquidità e questo potrebbe anche far pensare a proventi illeciti. Si parla di investimenti per milioni di euro, le strutture verrebbero rase al suolo per essere poi ricostruite”. Nella parte centrale degli interventi è stato sottolineato con forza, che “Dopo le prescrizioni dettate dai DPCM che hanno portato a diminuire del 30/40% i posti disponibili negli stabilimenti balneari per garantire distanziamento e sicurezza dei vacanzieri per ben due stagioni, ecco che arriva la mannaia: la sentenza del Consiglio di Stato sulle concessioni, che fissa a dicembre 2023 e non più al 2033, la messa al bando delle concessioni, senza riconoscere diritti di prelazione a chi ha creato dal nulla e poi gestito l’impresa balneare. Rileggeremo nei prossimi giorni con la dovuta calma la sentenza del Consiglio di Stato, ad una prima analisi sembrano emergere elementi discordanti tra i consolidati orientamenti giurisprudenziali e la tutela della proprietà aziendale, su questi temi ovviamente come singoli imprenditori balneari e con le associazioni di categoria torneremo a riunirci nei prossimi giorni. Quello che è certo è che non siamo certo disposti a cedere il passo alle multinazionali senza difenderci.”







