venerdì, Maggio 17, 2024

Caro bollette, il governo mette in campo 900 milioni per potenziare il bonus sociale

Contro il caro bollette e con l’intenzione di aiutare la fascia di famiglie meno facoltose, il governo mette sul piatto 900 milioni con l’obiettivo di potenziare il bonus sociale per i nuclei in difficoltà, mentre le piccole e medie imprese potrebbero pagare il conto di luce e gas a rate. Dopo l’intesa siglata in Consiglio dei ministri, le misure saranno tradotte in un emendamento alla manovra atteso per domani: ci sono 1,8 miliardi per annullare gli oneri generali di sistema per le utenze della luce fino a 16kwh, a beneficio di famiglie e piccole imprese, come bar e artigiani. Altri 600 milioni servono ad abbassare al 5% l’Iva per il gas (ora al 10% per le utenze domestiche, al 22% per le altre). Con mezzo miliardo si tagliano poi gli oneri sul gas. Fondi che si aggiungono ai due miliardi già stanziati nella legge di bilancio. L’aumento dei costi del gas potrebbe però non essere contingente e, come ha spiegato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, il governo valuta “come aumentare la quota di produzione nazionale del gas, a parità di consumi interni, riducendo le importazioni”, usando di più giacimenti chiusi “che possono essere riaperti in un anno”. La geopolitica conta non poco sul dossier energia e “l’Italia, assieme alla Francia, alla Spagna e ad altri Paesi, propone di muoversi insieme – ha detto il sottosegretario agli Affari Ue, Enzo Amendola -, di avere un comune approccio non solo sul calmieramento dei prezzi, ma anche per avere progetti comuni come quello sullo stoccaggio”. Il tema dei prezzi energetici sarà sul tavolo del summit dei leader Ue giovedì, quando al Senato si vivranno ore calde sul fronte di una manovra che corre contro il tempo. Con qualche tensione sulle cartelle. Forza Italia ha alzato il tiro pretendendo una proroga (da 150 a 180 giorni) nell’emendamento atteso domani con le nuove aliquote Irpef, ma il Pd ha alzato un muro. Più che altro, per una questione di “reciprocità politica”, visto che gli azzurri una decina di giorni fa hanno stoppato il contributo di solidarietà a carico dei redditi più alti proposto dal premier Mario Draghi e sostenuto dai dem, impedendo di modificare l’intesa sul taglio delle tasse. Se non si poteva modificare allora, non si può fare ora, è il ragionamento del Pd, pronto a presentare subemendamenti davanti a un’eventuale proroga. Oltre a fisco e bollette, l’esecutivo interverrà sulla scuola, con altri 200 milioni o poco meno, destinati all’organico del personale Ata, al supporto psicologico e all’adeguamento degli stipendi degli insegnanti. Un altro emendamento del governo è pensato per le città metropolitane in pre-dissesto, Napoli, Palermo, Torino, Reggio Calabria, ma anche Catania e Messina. La norma, in sintesi, prevede un contributo straordinario pluriennale dallo Stato, in cambio di impegni su fiscalità, riscossione, patrimonio e personale. È in arrivo anche un emendamento per stabilizzare i magistrati onorari: una norma per “dare una risposta alle sollecitazioni provenienti dalla Commissione europea”, che ha avviato nei confronti dell’Italia la procedura di infrazione perché l’attuale disciplina sulle toghe onorarie non sarebbe conforme ad alcune direttive Ue. La stessa logica con cui sull’Iva al terzo settore al massimo si andrà verso una deroga di qualche mese.    Ci sono poi le modifiche proposte dai partiti, dal superbonus alla tassa sui tavolini, dall’Ape social ai lavori usuranti: 600 i milioni a disposizione e nella loro destinazione si sta pesando anche la rappresentanza di chi avanza gli emendamenti. Anche per questo, l’iter è tutt’altro che rapido. Da domani la commissione voterà gli emendamenti, l’obiettivo è chiudere l’esame domenica, ma c’è anche l’ostruzionismo annunciato da FdI: “Iscriveremo a parlare tutti i nostri venti senatori in commissione”. In calendario la discussione della manovra in Aula al Senato inizierà martedì 21 dicembre alle 9.30: si annuncia una maratona con sedute notturne per votare la fiducia il 23. Quindi toccherà alla Camera, tra Natale e Capodanno, a un passo dall’esercizio provvisorio.
Redazione
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