domenica, Maggio 5, 2024

Privilegi per i dipendenti “storici”

Rita Longobardi (Uil-FP) punta il dito contro la violazione del diritto di parità di trattamento tra lavoratori pubblici a Cerveteri

di Alberto Sava
Se applicata con i rigori del buon senso la democrazia è garanzia di uguaglianza per tutti, principio che ritroviamo nell’articolo 3 della nostra Costituzione, che sancisce l’uguaglianza tra tutti i cittadini e, per la proprietà transitiva, ne discende l’uguaglianza in tutte le categorie. Spesso però la burocrazia viene utilizzata come paravento per l’uso distorto della democrazia, per nascondere privilegi e sfuggire alle responsabilità. Di seguito un esempio di un apparato pubblico, che sembra aver smarrito, appunto, i rigori del buon senso con un uso anomalo dei principi democratici: al comune di Cerveteri esiste e viene applicato un regolamento, che dilata i diritti dei dipendenti storici, categoria per altro mai codificata da alcuna legge o normativa del giuslavorismo italiano e quindi inesistente, oltre che impossibile da definire, e comprime i diritti dei dipendenti in mobilità provenienti da altre amministrazioni pubbliche. A parte il fatto che sarebbe interessante chiedere all’amministrazione di Cerveteri quale sia l’esatta definizione di ‘dipendente storico’ di una pubblica amministrazione, e soprattutto dopo quanti anni di servizio si ottenga il relativo status che aprirebbe le porte dei relativi privilegi, non si può non osservare che tale autoreferenzialità è una stortura fuori da ogni logica di civile buon senso: potete stare certi che, a parti inverse, un dipendente ‘storico’ del municipio cerveterano, che dovesse subire un identico trattamento discriminatorio in un’altra amministrazione italiana, arriverebbe, giustamente, al Consiglio di Stato e persino alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, pur di vedere riconosciuti i propri sacrosanti diritti. Un regolamento interno che crea ingiustificate differenze tra lavoratori, e nel caso specifico discrimina i dipendenti in mobilità in servizio presso il comune di Cerveteri, è un residuo medievale che va rimosso, e subito! Il ripristino di principi elementari dovrebbe essere cura della politica, ed ancora di più dei sindacati, trattandosi di lavoratori, i quali comparvero nel panorama della storia proprio per questo: diritti ed uguaglianza. Sembra di esprimere concetti così ovvi, eppure così non è. Troppo scandalosamente lunga la lista di soggetti che si sono girati dall’altra parte, che hanno accettato l’inaccettabile. A Cerveteri da sempre si cerca di fermare il mare con le mani, ma il tempo è galantuomo. Sul piano sindacale, solo la Uil-FP non ha mai accettato di firmare un regolamento che discrimina i lavoratori, e finora è la sola sigla della funzione pubblica impegnata in questa battaglia contro la discriminazione dei dipendenti provenienti da altre amministrazioni pubbliche. Noi siamo ritornati al comune di Cerveteri per ascoltare, e possiamo dire che il muro di silenzio ed immobilismo inizia a sgretolarsi. Sono in corso riunioni e confronti per rimuovere tale stortura entro il 31 dicembre, per evitare un altro anno di ineguaglianza. Rita Longobardi, segretario provinciale Uil-Fp, ripercorre ed analizza la storia di questa vicenda, ora nelle mani del sindaco Alessio Pascucci e del delegato al Personale, consigliere Alessandro Gnazi: “Circa un anno fa,  il Comune di Cerveteri ha approvato un regolamento per le progressioni economiche del personale dipendente basato sul principio che l’esperienza lavorativa acquisita dai dipendenti del Comune di Cerveteri fosse sempre migliore di quella acquisita presso qualsiasi altra amministrazione pubblica dello Stato italiano. La Uil Fpl non votò quel Regolamento -spiega Rita Longobardi- ritenendo quei criteri adottati discriminatori e non rispettosi dei principi basilari di eguaglianza, equità, parità di trattamento, rinvenendo inoltre una mortificazione e svilimento dei/delle dipendenti assunti ricorrendo all’istituto della mobilità. La Uil Fpl ha mantenuto la sua posizione in questo anno, difendendo in ogni luogo il diritto di parità di trattamento anche tramite diffide e articoli su giornali e media locali. Il 13 e 15 dicembre u.s., a distanza di un anno, la parte pubblica decide di convocare le organizzazioni sindacali e la Rsu per proporre modifiche al discusso regolamento proprio in quelle parti contestate dalla Uil Fpl. Peccato che a fronte di una discriminazione che si voleva rimuovere se ne è proposta un’altra… Questa volta sulla differenza dei dipendenti basata sulla diversa provenienza da comparti della Pubblica amministrazione. Quindi,  se arriva in mobilità un contabile, un tecnico o un amministrativo di un qualsiasi ente ministeriale presso il Comune di Cerveteri, poiché proveniente da altro comparto (ministero e non ente locale) quand’anche più bravo di un qualsiasi altro contabile,  tecnico o amministrativo comunale, la sua pregressa esperienza sarebbe  comunque valutata con un punteggio inferiore per cui verrebbe penalizzato  nella definizione della graduatoria di riconoscimento della progressione economica da assegnare. L’esperienza acquisita presso il Comune cerveterano non ha eguali e nessun altra realtà è confrontabile! Prendiamo atto -continua Rita Longobardi- che la parte pubblica ha riconosciuto l’esistenza di discriminazioni nel regolamento sottoscritto un anno fa da tutte le OO.SS. sindacali e Rsu (ad esclusione della Uil) e prendiamo atto che anche le rappresentanze sindacali l’ha riconosciuta ammettendo l’errore. La proposta però formulata a conclusione dell’incontro di mantenere almeno per questo anno l’applicazione di quelle regole illegittime perché discriminatorie finalizzate a garantire non sappiamo bene cosa, non può essere accolta poiché a nostro avviso inconcepibile. Rimaniamo in attesa, come comunicato dal Presidente della Delegazione trattante, della decisione rimessa nelle mani del Sindaco che dovrà ora decidere se condurci verso la luce delle regole trasparenti e paritarie o lasciarci in questo buio di sapore medievale. La Uil difende da sempre chi lavora e ritiene che regole e principi non possano essere piegati per favorire singole posizioni. Occorre difendere e tutelare tutte le lavoratrici e i lavoratori nel pieno rispetto delle norme vigenti”, conclude Longobardi.
Redazione
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