venerdì, Maggio 3, 2024

Vaticano, il Papa ha salutato i pescatori di Mazara del Vallo ad un anno dal loro drammatico sequestro da parte dei libici

Al termine dell’udienza generale nell’Aula Paolo VI, papa Francesco ha salutato “con affetto i pescatori di Mazara del Vallo, accompagnati dal Vescovo e dalle Autorità civili”. “A distanza di un anno dalla drammatica esperienza del sequestro e della prigionia – ha ricordato il Pontefice -, desidero rinnovare a voi e alle vostre famiglie la mia solidarietà, il mio incoraggiamento e la mia preghiera”. “Sua Santità, mi faccio portavoce dei miei compagni di classe e la invitiamo a venirci a trovare a Mazara del Vallo”. Si è rivolto così al Papa Gabriele Salvo, 11 anni, figlio di Bernardo. Già durante il periodo di prigionia del papà, aveva fatto un appello accorato al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ora l’invito rivolto a Papa Francesco, al quale ha donato anche una lettera. “Per me è una gioia immensa – ha detto il papà Bernardo Salvo – sono momenti che è difficile raccontare”. Il marinaio quando venne sequestrato era a bordo del motopesca ‘Natalino’ che riuscì a sfuggire. Ora ha lasciato la marineria di Mazara del Vallo ed è imbarcato in Adriatico, a bordo di una nave di ricerca. A Papa Francesco è stato donato il quadro-simbolo della liberazione e anche una copia del libro ‘Mazara rapita’, scritto da Francesco Mezzapelle e Max Firreri ed edito dalla Uila pesca, che racconta i lunghi 108 giorni di prigionia. La vicenda Il primo settembre 2020, diciotto pescatori – otto tunisini, sei italiani, due indonesiani e due senegalesi – vengono trattenuti in Libia per 108 giorni. Erano a bordo di due pescherecci di Mazara del Vallo, “Antartide” e “Medinea”, sequestrati dalle motovedette libiche. L’accusa avanzata dalle autorità libiche è di avere violato le acque territoriali, pescando all’interno di quella che ritengono essere un’area di loro pertinenza, in base a una convenzione che prevede l’estensione della Zee (zona economica esclusiva) da 12 a 74 miglia. Nei giorni seguenti al sequestro le milizie di Haftar hanno contestato, in modo infondato, anche il traffico di droga. Inoltre nel corso delle trattative sarebbe stata avanzata la richiesta di uno ‘scambio di prigionieri’, chiedendo l’estradizione di quattro calciatori libici condannati in Italia come scafisti di una traversata in cui morirono 49 migranti. I pescatori si sono sempre difesi dalle accuse, dichiarando di essere rimasti in acque internazionali.
Redazione
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