giovedì, Maggio 2, 2024

Sicilia, cinque mafiosi in carcere percepivano il reddito di cittadinanza

Prendevano il reddito di cittadinanza, usando dichiarazioni false, senza dare le informazioni richieste. Tre donne e due uomini, tra cui condannati per mafia sono stati denunciati per truffa. A scoprirla i Carabinieri della compagnia di Paternò, con i colleghi del Nil, il Nucleo ispettorato del Lavoro. Ad ottenere ed a orchestrare la truffa personaggi appartenenti a cosche mafiose attive a Catania e provincia, condannati con sentenze passate in giudicato per i reati di associazione di stampo mafioso. Il primo è un detenuto, capo e organizzatore del clan Alleruzzo-Assinnata-Amantea, gruppo territoriale della famiglia Santapaola-Ercolano di Catania, arrestato nell’operazione “Sotto scacco” fatta dai Carabinieri di Paternò. Il secondo caso riguarda la moglie, anche lei detenuta, di Salvatore Rapisarda, detto “Turi ‘u porcu”, reggente dell’omonimo clan, attivo nel comune di Paternò, legato ai Laudani e sono appartenenti al gruppo di Picanello dei Santapaola-Ercolano di Catania. Due donne appartenenti al gruppo di Picanello dei Santapaola-Ercolano e al clan Morabito-Rapisarda, attivo nel comune di Paternò e legato ai Laudani sono riuscite ad avere il reddito di cittadinanza per i mariti, condannati in via definitiva per associazione di stampo mafioso. L’importo complessivo riscosso tra marzo 2020 e lo scorso settembre, è di oltre 48 mila euro. L’Inps ha revocato immediatamente il beneficio e avviato le procedure di restituzione di quanto percepito. Le indagini dei reparti dell’Arma hanno portato nel 2021, ad individuare 149 persone che, a vario titolo, con false attestazioni, hanno intascato somme per un ammontare complessivo di oltre un milione di euro. Ad aprile è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo delle carte di reddito di cittadinanza di 76 persone, tra cui mafiosi.
Redazione
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