sabato, Maggio 4, 2024

Gran Bretagna, Boris Johnson rischia grosso: Scotland Yard indaga sui party del premier durante il primo lockdown

Ci sarà anche un’inchiesta di Scotland Yard sui party a Downing Street. Nelle ultime ore sono infatti emerse nuove rivelazioni sul comportamento ‘disinvolto’ del premier britannico Boris Johnson durante il lockdown: il capo di Downing Street avrebbe avuto una festa di compleanno nella sua residenza con una trentina di persone il 19 giugno del 2020, quando gli incontri al chiuso non erano ammessi dalle regole anti-Covid.Il premier è pronto a essere interrogato da Scotland Yard, ha reso noto un portavoce del governo nel giorno in cui si è saputo che i risultati dell’indagine interna al governo, da parte di un funzionario pubblico, Sue Gray, non saranno resi noti fino alla conclusione dell’indagine della polizia. Sulla Rete diversi cittadini nati lo stesso giorno – il 19 giugno – hanno cominciato a postare le loro storie di ‘feste’ di compleanno in solitaria, attaccando il capo di Downing Street per aver abusato della sua posizione. Tra questi, l’attore Samuel West che in un messaggio su Twitter ha pubblicato la foto della sua torta, ricordando che “gli invitati alla festa includevano la mia amata compagna e le mie figlie e… questo è tutto. Le altre 27 persone non sono potute venire”. La deputata laburista Jess Phillips ha condiviso la storia di Gemma Marjoram, uccisa lo stesso giorno del compleanno del premier, con “la madre costretta a identificarne il corpo da sola, i suoi familiari non potevano stare con lei”. Anche il collega laburista David Lammy ha chiesto polemicamente conto della differenza di trattamento rispetto ai suoi elettori che “a quel tempo, hanno violato le stesse regole e sono stati indagati e in alcuni casi perseguiti penalmente”. Dura anche l’ex leader del partito conservatore scozzese Ruth Davidson: “Per coincidenza, la mia partner è nata lo stesso giorno del premier, nel 2020 l’abbiamo festeggiata invitando un solo altro familiare, seduti all’aperto, socialmente distanziati, nel nostro giardino. Non ci è venuto in mente – letteralmente non potevamo concepire – che avremmo agito fuori dalle regole”. In questo caso, a risponderle è stata la ministra della Cultura, Nadine Dorries, grande sostenitrice di Johnson, che in un tweet ha difeso l’operato del premier che stava lavorando a “Downing Street nella Covid war room. Dov’è il paragone?”.
Redazione
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