Il Consiglio dei ministri, a quanto si apprende da fonti di governo, ha approvato la riforma del Csm all’unanimità. Il Consiglio superiore della magistratura, secondo quanto prevede la bozza della riforma, torna così a essere composto da 30 membri (3 di diritto: presidente della Repubblica; primo presidente di Cassazione; procuratore generale Cassazione; 20 togati; 10 laici) 20 togati (2 legittimità; 5 pm; 13 giudicanti). Il sistema elettorale proposto è misto: si basa su collegi binominali, che eleggono due componenti del Csm l’uno, ma prevede una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Per le candidature non sono previste le liste: il sistema di basa su candidature individuali. Ciascun candidato presenta liberamente la sua candidatura individuale (senza necessità di presentatori) a livello di collegio binominale. Per l’elezione dei togati per i due posti di legittimità la bozza prevede un collegio unico binominale nazionale, con sistema maggioritario. Tutti votano, con un solo voto a disposizione. Sono eletti i primi due più votati. Per i 5 pubblici ministeri sono previsti 2 collegi territoriali binominali, numericamente omogenei. Ogni collegio elegge i primi due (maggioritario), in totale 4. Per eleggere il quinto pm, si individua il miglior terzo più votato con calcolo ponderato, cioè in percentuale al bacino elettorale. Il 5 posto è il miglior terzo sui due collegi. Per i 13 giudici, una parte è eletta con sistema maggioritario e una con proporzionale: 8 seggi sono attribuiti con sistema maggioritario binominale (due per ogni collegio). Il territorio è diviso in 4 collegi territoriali omogenei. I primi due di ogni collegio vincono. Altri 5 sono posti da eleggere su base proporzionale, a livello nazionale. Per la distribuzione proporzionale dei 5 seggi giudicanti i candidati a livelli di collegi binominali si possono collegare in network, ma non è obbligatorio. Una possibilità in più per favorire il pluralismo: il sistema è volto a dare più possibilità a chi corre da solo, senza link ad altri, o non è sostenuto dai gruppi più forti. Per distribuire i seggi proporzionali si misura il peso di ciascun network cumulando i voti di tutti i candidati, ma si sottraggono quelli dei candidati che hanno già vinto nel maggioritario. In questo modo, i gruppi minori che non hanno vinto nel maggioritario (in cui comunque può vincere il candidato che corre da solo e che abbia molto consenso) vengono favoriti nel proporzionale. Si tratta di un sistema che introduce degli elementi di imprevedibilità: chi si collega a chi, quanti voti prende ciascun candidato nei vari collegi binominali, quanti voti vengono scorporati, in modo che si rende più difficile fare calcoli e quindi prevedere spartizioni, soprattutto per i posti proporzionali.
LE VALUTAZIONI