domenica, Maggio 5, 2024

Guerra in Ucraina, il miracolo di Nastya, 2 anni, sopravvissuta alla distruzione del teatro di Mariupol

Basta ascoltare il pianto sconsolato e le grida disperate di Nastya, bimba di due anni sopravvissuta al bombardamento del teatro di Mariupol grazie alle coperte di un giaciglio, in cui riposava completamente avvolta per ripararsi dal freddo, per capire senza bisogno d’altro la tragedia delle vittime, la disperazione della guerra e dei suoi sopravvissuti. Durante l’intervista della mamma, Vktoriia Dubovitskaya, fuggita il 16 marzo da Mariupol verso Lviv con la piccola Nastya ed il fratellino Artyom, di sei anni, quando Vktoriia ha iniziato a ricordare e descrivere l’esplosione del teatro in cui era rifugiata con i suoi figli, l’Adnkronos ha dovuto interrompere la conversazione. I ricordi della mamma cadevano su Nastya come bombe e macerie intollerabili. Il pianto era accorato, le grida fuori controllo. Quindi la volontaria ucraina che al telefono faceva da interprete, ascoltando la mamma e la piccolina è intervenuta ed ha parlato con Nastya. Che si è calmata, tra i singhiozzi. E la testimonianza della donna poi è stata raccolta. La nuova vita di Nastya, Artyom, Vktoriia comincia nel teatro di Mariupol, “per un caso del destino. Come la guerra, di cui ho saputo dalla mia vicina di casa. Non eravamo pronti. Nessuno era preparato, il 90 per cento delle persone non si aspettava questo orrore – racconta – Non abbiamo avuto il tempo di preparare un rifugio, scorte di cibo, d’acqua. Io e la mia famiglia vivevamo in un piccolo appartamento, che adesso non esiste più. Il palazzo era senza seminterrato, dunque durante i bombardamenti nascondevo i bambini nel bagno che non ha finestre. Poi ci siamo trasferiti da amici. Anche lì abbiamo messo i bambini a dormire in bagno fino al 5 marzo, quando mio marito ci ha chiamati e detto di andare al teatro, da cui saremmo stati evacuati”. “Siamo arrivati, c’erano almeno un migliaio di persone. Ma l’evacuazione non c’è stata”. Da questo momento inizia la nuova vita di Vktoriia, mamma sola con i suoi bambini. “Ho cercato rifugio nel teatro, era impossibile entrare nel seminterrato, pienissimo. La struttura era stracolma di gente riversata anche nei corridoi, nei camerini, persino sul palcoscenico. Ci siamo sistemati in un corridoio. A terra. Il freddo era insopportabile”. Il cibo scarseggiava e veniva distribuito ai bambini “a parte un giorno in cui soldati del battaglione Azov ci hanno portato qualche cosa in più”, ricorda. Niente acqua per lavarsi, solo un serbatoio di liquido marrone utilizzato per scaricare in bagno. Intanto la piccola Nastya si ammala, un medico le diagnostica una polmonite e le fa cominciare una cura con antibiotici. Mentre una guardia impietosita li sposta dal corridoio in una stanza al secondo piano. “Le mura erano adiacenti al palcoscenico”, precisa la donna.
Redazione
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