lunedì, Aprile 29, 2024

Guerra in Ucraina, dopo 86 giorni di assedio la capitolazione di Azovstal

Dopo 86 giorni di resistenza l’acciaieria simbolo della difesa di Mariupol e dell’Ucraina è stata quindi espugnata. In meno di 100 ore dall’inizio delle evacuazioni, un totale di 2.439 combattenti ucraini si è arreso consegnandosi al nemico, come ordinato del resto dallo Stato maggiore di Kiev visto che era “impossibile sbloccare” lo stallo “con mezzi militari”, ha spiegato il presidente Volodymyr Zelensky. I comandanti del reggimento Azov e delle altre truppe asserragliate nei cunicoli hanno cercato di restare fino all’ultimo momento possibile. “Il comando militare superiore ha dato l’ordine di salvare la vita dei soldati della nostra guarnigione e di smettere di difendere la citta’ di Mariupol”, ha detto nel suo ultimo video il comandante di Azov, Denis Prokopenko, che lunedì aveva dato il via libera alle uscite dei suoi commilitoni dopo il primo diktat sulla resa giunto da Kiev. Mosca in serata ha diffuso il video della loro resa, sostenendo che Prokopenko è stato portato via “con un veicolo blindato speciale” verso i territori controllati dalla Russia. Adesso, per Kiev sarà l’ora delle trattative per tentare uno scambio di prigionieri con Mosca. Zelensky ha spiegato che queste saranno da condurre anche con la mediazione internazionale citando il contributo di Turchia, Svizzera, Israele e Francia.
Mentre Azovstal cade l’offensiva sta vivendo una nuova drammatica accelerazione nell’est dell’Ucraina. I bombardamenti hanno preso di mira 54 insediamenti nelle regioni di Donetsk e Lugansk. Tra le zone più duramente colpite dai nuovi raid c’è anche l’oblast di Chernihiv, dove è stato preso di mira il villaggio di Desna, provocando “molti morti”. Secondo il ministro della Difesa Shoigu le truppe di Mosca “continuano a espandere il loro controllo sui territori del Donbass. La liberazione della Repubblica Popolare di Lugansk – ha previsto – si sta avvicinando alla fine”. Il prezzo del tentativo di conquista, ha denunciato ancora Kiev, è la devastazione di centri come Rubizhne, che è stata “completamente distrutta, non ci sono edifici superstiti, molte case non possono essere restaurate. Nei cortili ci sono cimiteri”.
Redazione
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