La diffida
Per questo motivo Fabio il 27 maggio aveva anche diffidato formalmente l’azienda sanitaria unica regionale delle Marche (Asur) a effettuare in tempi brevi le verifiche sul farmaco. Una diffida cui, però, ricorda l’Associazione, “l’azienda a oggi non ha mai risposto; decorsi i termini, i legali di Fabio avrebbero potuto legittimamente procedere con un’azione penale nei confronti dei responsabili dell’inadempimento per omissione di atti d’ufficio”. “Fabio aveva un diritto, – dichiarano l’avvocato Filomena Gallo, segretario nazionale Associazione Luca Coscioni e coordinatrice del collegio difensivo di Fabio Ridolfi, e Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione -, quello di poter scegliere l’aiuto medico alla morte volontaria, legalmente esercitabile sulla base della sentenza 242 della Corte Costituzionale. Un diritto che gli è stato negato a causa dei continui ritardi e dell’ostruzionismo di uno Stato che, pur affermando che ha tutti i requisiti previsti dal giudicato costituzionale e riconoscendo che le sue sofferenze sono insopportabili, gli impedisce di dire basta”.
Fabio merita di non essere ignorato
“Fabio merita rispetto – aggiungono – e non di essere ignorato da uno Stato che crudelmente lo costringe a una sofferenza continua e non garantisce la sua scelta legalmente attuabile. Ogni giorno che passa per Fabio è un giorno di sofferenza in più, per questo ha deciso di non voler più aspettare e di procedere con sedazione profonda e sospensione dei trattamenti di sostegno vitale. È da oltre due mesi che aspetta e l’azienda sanitaria regionale continua a ignorare la sua richiesta, dopo aver tenuto per 40 giorni in un cassetto un parere che affermava la presenza dei requisiti per accedere legalmente al suicidio assistito. Non possiamo non notare anche il silenzio assoluto della politica nazionale, impegnata nell’insabbiamento al Senato del testo di legge sull’aiuto al suicidio, dopo che la Corte costituzionale ha impedito al popolo di esprimersi sul referendum”.
Il parere del Comitato etico è arrivato all’indomani di un appello del 46enne
“Il parere favorevole del Comitato Etico sulla sussistenza delle condizioni necessarie per procedere con l’aiuto medico alla morte volontaria, – ricordano – incompleto perché mancante della indicazione del farmaco e delle modalità di somministrazione, era arrivato all’indomani di un appello pubblico di Fabio Ridolfi e dopo essere stato bloccato per 40 giorni dalla Asur Marche”.