lunedì, Aprile 29, 2024

Giappone, 77 anni fa l’apocalisse atomica su Hiroshima

La mattina del 6 agosto 1945, alle ore 8 e 15, l’aeronautica militare statunitense sganciò la bomba atomica Little Boy sulla città di Hiroshima. A tale bombardamento fece seguito, tre giorni dopo, un altro sgancio atomico; stavolta fu il turno di Fat Man su Nagasaki. Il numero delle vittime dirette è stimato tra le 150.000 e le 220.000 persone, quasi esclusivamente civili: per la gravità dei danni causati – diretti e indiretti – e per le implicazioni etiche ad essi correlate, si è trattato del primo ed unico utilizzo in guerra di tali armi, sebbene il loro sviluppo abbia registrato una pericolosa impennata negli anni seguenti. Alle 08:14 e 45 secondi Enola Gay sganciò “Little Boy” sul centro di Hiroshima; il sensore altimetrico era tarato per effettuare lo scoppio alla quota di 600 metri dal suolo, dopo 43 secondi di caduta libera. Immediatamente dopo lo sgancio, l’aereo fece un’inversione di 178°, prendendo velocità con una picchiata di circa 500 metri e perdendo quota, allontanandosi alla massima velocità possibile data dai quattro motori a elica. L’esplosione si verificò a 580 m dal suolo, con una detonazione equivalente a sedici chilotoni, uccidendo sul colpo tra le 70.000 e le 80.000 persone. Circa il 90% degli edifici venne completamente raso al suolo e tutti i 51 templi della città vennero completamente distrutti dalla forza dell’esplosione. Testimone oculare del bombardamento di Hiroshima fu il padre gesuita e futuro generale dei gesuiti Pedro Arrupe, che allora si trovava in missione in Giappone presso la comunità cattolica della città e che portò aiuto ai sopravvissuti.
Redazione
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