martedì, Aprile 30, 2024

L’importante Età del Bronzo nel territorio dell’attuale Ladispoli

di Arnaldo Gioacchini*
Come in tutto il resto del mondo che fu abitato dalle etnie preistoriche, l’Età del Bronzo rappresenta un cosiddetto fondamentale “punto di svolta” dell’evoluzione umana ed in ciò non fece certo eccezione quello che attualmente è il territorio di Ladispoli già frequentato dall’uomo preistorico, come abbiamo precedentemente veduto in un altro articolo, nel Pleistocene, ove, anche per il timor panico delle continue eruzioni vulcaniche, viveva all’interno di caverne naturali. nello specifico di Ladispoli in quelle di Palo anche se magari, seppur parzialmente, doveva, per motivi di stretta sopravvivenza alimentare, frequentare, necessariamente, il territorio circostante. Per mettere un punto fermo a quanto abbiamo e stiamo per asserire, va detto che, mediamente, l’ Età del Bronzo viene fatta risalire all’anno 3.000 avanti Cristo c.a. come a dire a 5.000 anni fa. Per vari motivi ivi compresa, principalmente, sia la sicurezza che l’orientamento geografico certo in caso di allontanamento, ma anche e soprattutto per la maggiore facilità costruttiva dovuta alla morbidezza del terreno a ridosso se non proprio, almeno in parte, dentro varie realtà acquee, siano stati esse fiumi o laghi che dir si voglia, fu proprio in queste situazioni (geologiche e geografiche nello stesso tempo) che furono messe su le prime realtà palafitticole. Nello specifico del territorio ladispolense, il quale era ed è un ambito pianeggiante, quanto suddetto riguardò, verso la foce a mare, gli attuali fiumi (i quali, ovviamente, all’epoca non erano affatto nomati) Sanguinara a sud e Vaccina a nord dell’attuale insediamento urbano di Ladispoli. Va detto, per completezza d’informazione, che durante l’Età del Bronzo, se si riuscivano a superare lo “scoglio” dei 15 anni, si poteva arrivare a vivere fino ai 50 ed anche, ma molto eccezionalmente, addirittura fino ai 60 anni d’età. Le ricerche storico – archeologiche, non lontano ed in prossimità dei due succitati fiumi, si sono, in epoca moderna, concentrate soprattutto intorno e lungo il corso del Vaccina, soprattutto verso la sua foce perché il Vaccina è il più lungo ed il più articolato, con i suoi affluenti, ma, soprattutto, il più citato storicamente parlando (ne scrissero sia Virgilio nell’Eneide (libro ottavo verso 597 – ndr) che Plinio il Vecchio nella Naturalis Historiae (libro terzo verso 51 – ndr) checché anche il Sanguinara abbia goduto di alcuni ritrovamenti archeologici anche se piuttosto minori (ma di epoca antico romana e non di quella che stiamo trattando) nella zona dei Due Ponti la quale si trova piuttosto più a nord rispetto alla sua foce. Tornando al Vaccina va detto subito che molto poco più a nord, rispetto al suo sfociare in mare, nell’area del padule di Torre Flavia ( questo come riferimento geografico) furono rivenute varie punte di freccia che la datazione ci disse essere dell’ epoca antica suddetta, ciò anche a dimostrazione ulteriore di quanto si fosse evoluto l’uomo preistorico il quale, dalle pertiche appuntite era passato già agli archi con le relative frecce che, nelle sue cacce di sopravvivenza, gli consentivano di colpire anche gli uccelli in volo e non solo. Andando a ritroso nel tempo, ma ai nostri giorni, va detto che già negli anni sessanta del XX secolo furono fatte, nella zona Campi di Vaccina, alcune indagini esplorative di superficie che però dettero dei risultati alquanto modesti, cosa che invece non avvenne, in positivo, sia nel 2008 che nel 2010 proprio a ridosso ed all’interno dell’alveo del fiume, quando, in tempi differenti, emersero sotto alcuni strati di terra e fango di origine alluvionale molti e ben distinguibili frammenti di ceramica dell’Età del Bronzo insieme a molti resti ossei di ovini, bovini, caprini e suini. Ma la sorpresa più importante, archeologicamente parlando, i ricercatori della Soprintendenza la ebbero quando, all’interno degli scavi effettuati nel 2010, sull’argine interno del fiume, furono rinvenute più di 50 buche utilizzate per alloggiare dei pali, i quali disegnavano il perimetro di ben tre abitazioni, di forma ovale, della suddetta Età del Bronzo, abitazioni che, dai precisi rilievi effettuati, risultarono misurare 10x 8 metri e 14×10 metri, fra l’altro queste abitazioni risultavano essere quasi a ridosso l’una dell’altra andando a formare un agglomerato palafitticolo con sotto di esse un approdo per piroghe monossili. Quindi, come è dato a vedere, un territorio. quello dell’attuale città di Ladispoli. che vide una, non trascurabile, presenza dell’uomo preistorico anche nell’importante Età del Bronzo.
*Delegato alla valorizzazione del Patrimonio Storico e Archeologico di Ladispoli
*Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale
Redazione
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