martedì, Novembre 11, 2025

Gran Bretagna: Non c’è pace per Liz Truss. Si è dimessa anche la ministra degli Interni

Non c’è pace per Liz: dopo le dimissioni la scorsa settimana del cancelliere dello Scacchiere (il ministro dell’Economia), Kwasi Kwarteng, la premier britannica Truss perde un altro pezzo del suo travagliato e fragile esecutivo. Stavolta a cadere è la testa della controversa ministra dell’Interno Suella Braverman, famosa per le posizioni anti-immigrazione e vista come “falco” del governo Tory, insediatosi appena un mese fa. È un nuovo, clamoroso scossone per la premier conservatrice, impegnata a cercare di salvarsi a poche settimane dall’arrivo a Downing Street e, soprattutto, dopo il flop, con relativa marcia indietro, in materia di politiche fiscali. La premier, secondo il Guardian online, ha deciso di sacrificare un’altra sua fedelissima, a pochi giorni dal siluramento del titolare dell’Economia. Pare che Braverman sia destinata a essere sostituita dal più moderato Grant Shapps, già ministro dei Trasporti con Boris Johnson e poi sostenitore di Rishi Sunak, che aveva provato a contendere alla stessa Truss il ruolo di leader dei conservatori. Va detto che Braverman non è stata “silurata” ma si è dimessa sua sponte dopo un colloquio con la premier a causa di quello che è stato presentato come “un errore in buona fede”. Avendo riconosciuto d’aver inviato dalla sua mail personale a un collega deputato – in violazione delle regole sulla sicurezza delle comunicazioni ministeriali – il testo preliminare di un ennesimo giro di vite sulla politica migratoria. Errore di cui si è autoaccusata e per il quale ha valutato il passo indietro come “l’unica cosa giusta da fare”. Nella lettera di congedo, l’ormai ex ministra – che giorni fa era arrivata a denunciare come un “golpe” le pressioni esercitate nei giorni passati sulla premier per costringerla a rinunciare alla “mini manovra finanziaria” iperliberista – non ha mancato tuttavia di lanciare stilettate nel momento del passo d’addio contro generici “altri” che non si starebbero assumendo le proprie responsabilità di fronte a un cambiamento di linea politica verso cui ha espresso apertamente “preoccupazione”. Sono rientrati nella notte gli annunci delle dimissioni di altri due membri del governo della traballante Liz Truss, la Bbc ha infatti smentito la defezione della ministra-capogruppo (Chief Whip), Wendy Morton, una strettissima alleata della premier incaricata nelle sole sei settimane di vita della sua compagine di garantire la disciplina di partito alla Camera dei Comuni e quella del vicecapogruppo Craig Whittaker. A ingenerare l’ennesima turbolenza era stato un caotico voto in aula su una mozione del Labour, contro il provvedimento del governo che vorrebbe ripristinare il fracking. Questa controversa tecnica di fratturazione del sottosuolo, praticata soprattutto negli Usa per l’estrazione del cosiddetto shale gas, dovrebbe essere reintrodotta nel Regno Unito. L’esecutivo Truss ha infatti deciso di cancellare un divieto imposto nel 2019 per la crisi energetica galoppante e la necessità di nuove fonti di approvvigionamento. Per Liz Truss i guai sono ben lontani dall’essere terminati. La neo premier resta nel mirino di media e opposizioni, ma anche di una fronda interna al partito conservatore che le rimprovera di essersi rimangiata le promesse di una svolta ultraliberista. Oltre la mezza dozzina di deputati venuti fin qui allo scoperto contro di lei, lo stesso lord David Frost, già negoziatore e influente ministro della brexit sotto la premiership di Boris Johnson, suo ex sostenitore le ha intimato di farsi da parte per aver “gestito caoticamente” l’economia nelle poche settimane a downing street.
Redazione
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