sabato, Maggio 4, 2024

Roma, il pluriomicida Giandavide Pau è controllato a vista nella sua cella a Regina Coeli

Controllato a vista nel reparto covid del carcere di Regina Coeli. Ha trascorso così le prime due notti da detenuto Giandavide De Pau, l’uomo accusato dalla Procura di Roma di essere l’autore dei tre omicidi di giovedì a Roma. Tre massacri ai danni di altrettante donne, tutte prostitute, consumati in appartamenti del quartiere Prati, a poca distanza dal tribunale. E intanto l’attenzione rimane forte ad Ottavia dove è stato arrestato l’uomo: “Se avete un’anima, abbiate rispetto per il dolore di una famiglia. Non suonate e no fate domande”, è scritto sul portone di casa della famiglia. Da parte sua, De Pau ha varcato la soglia del carcere nella serata tra sabato 19 e domenica 20, al termine di un drammatico interrogatorio in Questura durato circa 7 ore. Un confronto durante il quale il 51enne, un passato nella criminalità organizzata e uomo di fiducia del boss di camorra Michele Senese, ha confermato solo parzialmente il suo ruolo nei fatti di sangue. “Sono stato nella casa delle cinesi, ma il resto non lo ricordo, ho solo buio nella mente. Sto male”, ha sostanzialmente detto De Pau che ha però negato di essersi recato in via Durazzo, in linea d’aria 850 metri dall’appartamento delle due donne asiatiche, ancora non identificate, di via Riboty. Lo smartphone potrebbe risultare un tassello fondamentale per ricostruire quanto avvenuto nelle ore precedenti ai fatti. L’uomo, che nel 2008 e nel 2011 è stato ricoverato in un centro psichiatrico, era in cura presso un Sert e seguiva un percorso farmacologico dopo che gli era stata diagnosticata una patologia legata al disturbo della personalità. L’unica certezza è che al momento dell’arma utilizzata per uccidere non c’è traccia. Gli inquirenti la stanno cercando ovunque con una serie di perquisizioni svolte anche nella giornata di ieri. Una lama, del tipo stiletto, che il fermato avrebbe utilizzato contro Martha Castano Torres, nel corso di un rapporto sessuale, sia nell’aggressione alle due donne asiatiche.
Redazione
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