venerdì, Aprile 26, 2024

Scozia: il Parlamento nega il referendum per l’indipendenza dalla Gran Bretagna

I sogni di indipendenza scozzesi sono andati a sbattere contro la decisione della Corte Suprema di un Regno di cui Edimburgo non vuole più fare parte. O meglio, gli scozzesi chiedono, tramite il partito nazionalista che ancora una volta, alle elezioni dello scorso anno, ha vinto la maggioranza dei seggi nel parlamento nazionale di Holyrood, di potersi esprimere con un nuovo referendum consultivo sull’indipendenza, come nel 2014. Un voto sostenuto anche dal partito scozzese dei verdi e che la First Minister Nicola Sturgeon, leader dello Scottish National Party (Snp), vorrebbe si tenesse nell’ottobre del 2023, in un contesto di legittimità internazionali (gli scozzesi hanno sempre preso le distanze dal modus operandi catalano). I giudici di Londra hanno invece stabilito all’unanimità che non può avere luogo senza l’avallo del parlamento di Westminster. Una decisione che a Edimburgo viene vista, prima di ogni altra cosa, anche da chi non necessariamente voterebbe a favore della secessione, come la riprova dell’impossibilità per gli scozzesi di decidere a casa propria. Un aspetto, questo, che rappresenta un pericoloso nervo scoperto e che gli inquilini che si sono succeduti negli ultimi anni a Downing Street continuano a sottovalutare. Il punto più basso delle relazioni si è raggiunto forse con Liz Truss, che nei suoi quaranta, disastrosi giorni di governo è arrivata perfino a dire che Sturgeon “va semplicemente ignorata”. Prima di lei, Boris Johnson, travolto dagli scandali durante l’estate, ha sempre ripetuto che un referendum di tale portata può avere luogo una volta per generazione. Idea in astratto anche condivisibile, se non fosse per un aspetto che un dettaglio non è: la Brexit.
Redazione
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