giovedì, Maggio 9, 2024

Allarme della Confindustria: L’economia italiana mostra ancora segni di rallentamento

L’economia italiana mostra ancora segni di rallentamento mentre persiste il caro-energia. A novembre la Congiuntura Flash di Confindustria diffusa oggi rileva infatti che il prezzo del gas in Europa sta risalendo rapidamente a novembre (89 euro/ mwh in media, 118 l’ultimo dato), dopo la netta flessione dai picchi registrata ad ottobre (72 euro medi); tale andamento, sottolineano gli analisti di Confindustria, riflette le alterne notizie sull’offerta russa di gas, ma anche le difficili e prolungate trattative UE su un eventuale price cap. Il petrolio resta caro, ma sotto i picchi, continuando ad oscillare da settembre intorno a 90 dollari al barile (da 123 a giugno): l’estrazione mondiale si è riportata da agosto sopra i consumi in frenata e quindi le scorte Ocse risalgono. L’inflazione record ed il rialzo dei tassi frenano l’economia a fine 2022. Stando ai dati Confindustria, fino al 3° trimestre l’economia italiana ha resistito al caro-energia oltre le aspettative: in aggregato, il Pil è cresciuto (+3,9% ‘acquisito’ per il 2022, +0,5% in estate). Il turismo in espansione è stato il principale driver. L’industria ha continuato a reggere in termini di produzione, a fronte di costi altissimi, con ampia eterogeneità tra settori, ma la situazione tesa sui margini non giova agli investimenti. Un aiuto viene dalla (limitata) flessione dei prezzi delle commodity non energetiche e dagli interventi del Governo per compensare (in parte) i rincari energetici. Le costruzioni hanno frenato. I fallimenti totali sono aumentati di poco. Ma nel 4° trimestre si rischia un calo: gli indicatori qualitativi sono nel complesso negativi; il prezzo del gas resta alto, da troppi mesi; l’inflazione che ne deriva (+11,8% annuo) erode reddito e risparmio delle famiglie e avrà un impatto negativo sui consumi; il rialzo dei tassi si sta accentuando, un’altra zavorra sui costi delle imprese. C’è meno liquidità e le imprese si indebitano a costi alti. L’impennata dell’inflazione nell’Eurozona (+10,6% annuo), dovuta per lo più ai rincari di energia e commodity, ha indotto la Bce ad alzare i tassi di interesse (al 2,00%). Se, da un lato, – rilevano gli analisti di Confindustria- ciò potrebbe in parte contenere l’inflazione (frenando le aspettative sui prezzi), rischia però di peggiorare lo scenario, almeno nel breve periodo. Impatto sui tassi a lunga. Il rialzo dei tassi Bce ha rafforzato il trend di aumento dei tassi sovrani in tutta Europa (pur con qualche rientro di recente), che era già in atto da inizio anno sulla scia dei Treasury americani. Il Bund a 10 anni è salito a 2,10% in media a novembre, da -0,31% a fine 2021. Si sono ampliati anche gli spread col Bund: in Italia +1,90 a novembre, da +1,28. Il rendimento del BTP italiano ha riflesso tali rialzi, arrivando al 4,00% a novembre, da 0,97% a fine 2021.
Redazione
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