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domenica, Giugno 16, 2024

Bruxelles, oggi vertice Ue: il primo con la premier Giorgia Meloni. La scandalo corruzione aleggia sul summit

Questa mattina i 27 capi di Stato e di governo dell’Ue si riuniranno a Bruxelles per il Consiglio Europeo di dicembre, il primo per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, giunta ieri sera nella capitale belga. Aleggia sul summit l’ombra del Qatargate, l’inchiesta per corruzione condotta dal giudice Michel Claise, che sarebbe partita, secondo rivelazioni pubblicate oggi da Le Soir e Knack, da un’operazione della Sureté de l’Etat, i servizi segreti belgi, che stavano lavorando da molti mesi insieme ad altri cinque servizi di intelligence europei sui tentativi di ingerenza di uno Stato straniero (il Qatar, ma dai pochi atti trapelati è emersa anche l’opera di influenza del Marocco). Per questo si prevede che il discorso iniziale della presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, non sarà un passaggio rituale, ma più interessante del solito. E’ possibile, se non probabile, che alla presidente venga rivolta qualche domanda dai premier: già il primo ministro belga Alexander De Croo ha spiegato che la magistratura del suo Paese è dovuta intervenire per la mancanza di controlli da parte del Parlamento Europeo. E’ possibile che altri capi di Stato e di governo chiedano chiarimenti a Metsola su quanto è successo. E forse anche su quello che potrà succedere, visto che media greci hanno riportato indiscrezioni secondo le quali nel mirino degli inquirenti ci sarebbero oltre una sessantina di eurodeputati, presuntamente pagati dal Qatar per avere posizioni favorevoli o meno dure sui dossier che premono a Doha. E il ‘big deal’ non è tanto l’accordo sui visti, dato che il Qatar conta poco più di 313mila cittadini, su 2,7 milioni di abitanti (gli altri sono immigrati), oltretutto con un reddito pro capite che è circa il doppio di quello dell’Italia. C’è ben altro sul piatto: la presidente della commissione Trasporti Karima Delli ha confermato ieri di aver acceso i riflettori sulla ratifica dell’accordo in materia di aviazione civile tra l’Ue e l’emirato del Golfo, un’intesa che la Commissione Europea salutò come “epocale” nell’ottobre 2021. La preoccupazione per lo scandalo che sta emergendo non è limitata al Parlamento Europeo: a Bruxelles è diffusa la consapevolezza del fatto che, al di fuori della ‘Bulle’ comunitaria, l’Ue è percepita come un tutt’uno. L’opinione pubblica nei 27 Stati membri non fa molte distinzioni tra Commissione, Consiglio Ue, Consiglio Europeo e Parlamento Europeo. Quindi, un problema reputazionale del Parlamento è un problema di tutti. E le istituzioni europee, sensibilissime all’aspetto reputazionale, ne sono ben consapevoli. Dopo l’uscita dalla sala di Metsola, si aprirà una discussione strategica sulle relazioni transatlantiche. Si prevede un dibattito non semplice, poiché sui rapporti con Washington le visioni nazionali sono variegate: è “inutile negare”, spiega un alto funzionario Ue, che i punti di vista delle due sponde dell’Atlantico non sono proprio “identici”, ma anche la situazione è diversa, dato che “i prezzi dell’energia sono più alti per noi che per loro”. Visto che l’Inflation Reduction Act, con gli incentivi fiscali previsti, entrerà in vigore a breve negli States, “da parte nostra c’è la necessità di rispondere subito”. I leader si confronteranno su come rispondere: non pochi pensano che in Europa serva una “politica di ricerca e sviluppo forte”, cosa che implica una profonda riflessione sul quadro Ue sugli aiuti di Stato, che nel quadro geopolitico attuale rischiano di diventare una palla al piede per l’Unione. Di sicuro l’energia sarà sul tavolo. L’intenzione del Consiglio non è quella di avere una lunga discussione sul price cap per il gas, dato che il Consiglio Energia ha fatto qualche progresso verso un accordo, anche se la forchetta di prezzo resta piuttosto ampia, da 160 a 220 euro. E’ un delta di 60 euro, che in qualche modo andrà chiuso a un qualche livello, forse poco sotto quota 200. La pressione per un accordo è forte: la questione potrebbe anche tornare al tavolo dei leader, ma ci è già passata una volta e non reggerebbe a lungo in un secondo round (in ottobre Mario Draghi fu durissimo nei confronti di Olaf Scholz). E’ possibile che lunedì prossimo, al Consiglio Energia, si arrivi o ad un accordo, oppure, in mancanza di un’intesa, ad un voto. Una maggioranza qualificata ci sarebbe già. E’ vero che i leader nel Consiglio Europeo hanno concordato di decidere all’unanimità, ma gli accordi tra leader non cambiano il diritto Ue, che prevede su questa materia un voto a maggioranza qualificata. Pertanto, in mancanza di un accordo, la Germania potrebbe essere messa in minoranza, insieme all’Olanda.
Redazione
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