venerdì, Novembre 1, 2024

L’associazione “Change the Game” ha presentato un maxi dossier con le denunce di 197 ragazze di presunti abusi nella ginnastica ritmica

Nella giornata di martedì 20 dicembre, l’associazione Change the Game presenta nella sede della Stampa Estera a Roma un maxi dossier che contiene le denunce di 197 ragazze sui presunti abusi nel mondo della ginnastica ritmica. Gli episodi raccolti riguardano palestre di 15 diverse regioni italiane e arrivano dalle testimonianze di bambine e ragazze di età compresa tra 8 e 22 anni. I racconti, dalle indiscrezioni emerse, portano alla luce maltrattamenti, body shaming, privazioni alimentari, discriminazioni, percosse, allenamenti di sei ore per atlete piccolissime, spesso anche isolate dalle coetanee e dal sistema scolastico. Accuse anche ai genitori che in diversi casi non hanno denunciato pur sapendo la situazione, nella speranza di avere una figlia proiettata verso il successo. A fine ottobre il caso è esploso per le denunce di alcune ex atlete che hanno raccontato i maltrattamenti a cui erano sottoposte da parte dei coach della Federginnastica. L’Accademia di Desio è stata quindi commissariata e pochi giorni dopo il presidente del Coni Malagò si è scusato con le Farfalle. A sua volta, una delle istruttrice accusate ha replicato alle ragazze di aver manipolato la vicenda. Intanto Change the Game accusa sottolineando che Federginnastica non ha ancora fatto alcun passo nei confronti delle istruttrici. Il Corriere della Sera ha intervistato Sergio Marchetti, padre di Giada, che ha denunciato quattro anni fa senza risultati. L’episodio che ha scatenato il crollo è avvenuto nel 2018 “dopo aver visto una compagna percossa dalla coach con le clavette. Non era il primo episodio: ho guidato sette ore per abbracciarla e davanti a una pizza mi ha raccontato quello che aveva subìto: gli sgambetti sistematici per farla cadere che le hanno procurato seri problemi alla schiena, le frasi brutali, il cibo negato. Il sogno si è sbriciolato: c’è voluta una psicologa per valutare e riparare il disastro”. La denuncia dell’insegnante, ex farfalla, non ha portato a molto: “La federazione ha raccolto la mia denuncia e quella di altri genitori, documentate con audio e testimonianze, ma non mi ha mai dato notizie e non ha mai sentito Giada: nel processo sportivo la vittima non può costituirsi parte civile, l’affare resta tra Procura e incolpato. Alla coach solo tre mesi di squalifica, durante i quali ha continuato ad allenare ed è stata anche convocata in ruoli federali. La Procura in compenso ha indagato su di me per capire se ero testimone attendibile o genitore fanatico e rancoroso. Ho presentato ricorsi e controricorsi al Coni: un muro di gomma”.
Redazione
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