mercoledì, Maggio 1, 2024

“Qatar-gate”, la difesa ha chiesto la scarcerazione di Eva Kaili. Stasera la decisione

La decisione sulla permanenza in carcere di Eva Kaili, ex vicepresidente del Parlamento europeo indagata per corruzione per favorire il Qatar, sarà presa questa sera tardi. Lo hanno comunicato al termine dell’udienza alla camera di consiglio gli avvocati di Kaili che hanno chiesto la scarcerazione con la misura della sorveglianza con il braccialetto elettronico. “Sta partecipando attivamente all’inchiesta e noi rigettiamo tutte le accuse, non è mai stata corrotta”, hanno detto i legali al termine dell’udienza. “Abbiamo chiesto la scarcerazione con il braccialetto elettronico, ha una figlia da cui tornare, non vuole scappare”, ha spiegato l’avvocato greco Michalis Dimitrakopoulos. “La decisione dei giudici sara’ presa stasera tardi”, hanno evidenziato i legali. L’udienza davanti alla camera di consiglio di Bruxelles si svolge a porte chiuse. Nell’ambito dello scandalo Qatargate, l’eurodeputata greca è indagata con il compagno Francesco Giorgi e l’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri. Eva Kaili nega di aver ricevuto denaro dal Qatar per influenzare le sue decisioni politiche. Secondo una fonte giudiziaria belga, nel suo appartamento di Bruxelles sarebbero stati scoperti sacchi pieni di banconote del valore di 150.000 euro. Kaili “non sapeva dell’esistenza di questi soldi”, ha assicurato il suo avvocato Michalis Dimitrakopoulos, accusando il signor Giorgi di averne “tradito la fiducia”. L’inchiesta condotta dal giudice belga Michel Claise ha dato luogo a venti perquisizioni in Belgio tra il 9 e il 12 dicembre, compresi i locali del Parlamento europeo a Bruxelles. La magistratura belga che indaga sul Qatargate ha chiesto all’Italia, attraverso Eurojust, di congelare due conti correnti, uno intestato ad Antonio Panzeri, l’altro alla figlia Silvia. C’è un problema legato alla competenza della procura che deve eseguire il ‘congelamento’. La richiesta, raccolta da Eurojust, deve infatti essere vagliata da un gip, il quale deve valutare quanto chiesto da Bruxelles.  Da quanto trapela, a occuparsi della richiesta estera sui conti correnti, “potrebbe essere una procura più lombarda che piemontese”, ma la valutazione non è ancora chiara. Ciò che appare chiaro è che i soldi ‘sospetti’ sono stati trovati su due dei sette conti correnti italiani su cui il giudice Michel Claise aveva chiesto di indagare e riconducibili a Panzeri (due), alla figlia Silvia (uno), al sindacalista Luca Visentini (tre) e all’ex collaboratore di Panzeri, Francesco Giorgio (uno). Intanto, l’eurodeputato Andrea Cozzolino fa sapere di voler parlare con il giudice istruttore belga Claise ‘per contribuire ad accertare la verità’, rinunciando all’immunità parlamentare.
Redazione
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