giovedì, Aprile 18, 2024

Ad un anno dalla scomparsa un ricordo personale della bravissima Monica Vitti

Avendo lavorato, dal 1969 fino a tutto il 1973, all’Ufficio Edizioni della Euro International Films grazie al mio Immenso Carissimo Amico Sergio Leone, che ivi mi presentò, ebbi modo di conoscere un grande pletora di attori, attrici e registi, sia italiani che stranieri, poco famosi, molto famosi o addirittura famosissimi e debbo dire, con molta onestà, che alcuni di questi, parlandoci direttamente a livello personale, si rivelarono una notevole delusione rispetto a quello che sembravano essere sul grande schermo. Ciò non avvenne assolutamente con Monica Vitti (Maria Luisa Ceciarelli) la quale si dimostrò invece, durante i nostri due lunghi incontri, di essere una Persona di grande levatura intellettuale e culturale come mi era sembrato già di intravedere nelle sue stupende interpretazioni dei film di Michelangelo Antonioni dei quali non ne avevo perduto neppure un fotogramma. Comunque, pensando ora che ci ha lasciato da appena un anno, di onorare, decentemente, la Sua Memoria mi fa piacere narrare come e perché, una cinquantina di anni fa, avvenne che andai ad incontrarLa. Il prologo di ciò è già nell’inizio di questa narrazione a cui va aggiunto che la Euro International Films distribuì nel 1970 “Ninì Tirabusciò la donna che inventò la mossa” e distribuì, ed addirittura produsse, nel 1973 “Teresa la ladra”. Le cose andarono così: L’Ufficio Noleggio della Euro, all’inizio dell’anno 1970, mi chiese, pur non trattandosi di un film straniero la cui tramutazione nella versione italiana era tutta tecnicamente a mio carico, dovendo iniziare già a “piazzare” il film in tutta Italia, a che punto fosse la lavorazione di “Ninì Tirabusciò la donna che inventò la mossa”, per cui colsi subito al volo la cosa dicendo loro che per me era una ottima occasione per conoscere la Ceciarelli che già stimavo molto. Ovviamente la citazione della Vitti con il suo cognome originale lasciò i componenti dell’Ufficio Noleggio piuttosto perplessi per cui chiarii subito che, già quando frequentava l’Accademia di Arte Drammatica, il grande Sergio Tofano disse alla Vitti che doveva “trovarsi” un nome d’arte perché Ceciarelli non era affatto adatto all’uopo e Lei, facendo un mix fra il cognome della madre che si chiamava Vittiglia ed un personaggio di un libro, che gli era piaciuto molto, ove la protagonista si chiamava Monica, si inventò il nome d’arte con cui poi divenne famosa: Monica Vitti. “Ninì Tirabusciò”, un film di una vena piuttosto comica, fu girato molto a Napoli ma anche, per alcune scene, a Villa Aldobrandini a Frascati  ove andai a conoscere la Vitti. Fu un incontro bello ed anche piuttosto spiritoso considerando che entrambi, nella fase iniziale della nostra conoscenza, rivendicammo la nostra indiscutibile romanità nella quale io declinai che ero nato in Viale Glorioso in Trastevere mentre Lei mi disse che era nata in Via Francesco Crispi quindi nel Centro di Roma, con io che aggiunsi che, in questo caso, Lei era “più romana di me”. Nell’occasione mangiammo anche insieme, con il buon “cestino” passatoci dalla produzione del film, e fu questa l’occasione nella quale approfondimmo la nostra reciproca conoscenza visto che io gli dissi che conoscevo bene Frascati, compresa la villa ove stavano girando, in quanto ivi ero venuto molto spesso con mio nonno a salutare ed incontrare i suoi amici mazziniani e fu  in una di quelle occasioni che gli amici di mio nonno ci portarono a vedere il bar “degli Specchi Magici”, specchi che alteravano le forme corporee di chi vi si  specchiava, un locale questo che la Vitti non conosceva affatto pur avendone sentito parlare. Monica Vitti si confermò anche una Persona di Grande Cultura perché, nell’occasione, parlammo un po’ di tutto ed addirittura del vulcanismo originario dei due laghi dei Colli Albani (Castelgandolfo e Nemi) con Monica che mi “colpì” quando, rispetto al lago di Nemi, dialogammo pure del recupero delle Navi di Caligola. Dopo di che con la Vitti ci salutammo con molta cordialità (non certo da “fasulla” sceneggiatura cinematografica) dandoci appuntamento ad una prossima occasione la quale si realizzò poi nel 1973 quando Lei interpretò “Teresa la Ladra” tratto dal bel romanzo di Dacia Maraini, che mi ero già premunito di leggere. Il secondo incontro con la bravissima Monica Vitti accadde appunto quando stava girando delle scene di “Teresa la Ladra”, un film permeato di una certa drammaticità, (che la Euro oltre a distribuire produceva anche)  sul tetto dell’ex Acquario Romano di Piazza Fanti dove Lei insieme ad altri dovevano recitare come da ubriachi. Anche lì parlai a lungo con la Vitti, che mi riconobbe subito, ed alla quale, prioritariamente, feci i miei complimenti ( che accettò volentieri dicendomi pure che li gradiva molto perché, secondo Lei, ero un vero esperto di cinema) visto che dai registri semicomici di  “Ninì Tirabusciò la donna che inventò la mossa” stava interpretando il personaggio di Teresa la Ladra che aveva delle valenze piuttosto tristi e drammatiche. Comunque a parte ciò, nell’occasione, dialogammo sul luogo dove stavano girando che in passato era stato l’Acquario della nostra comune città e, parlando sempre di cinema, La aggiornai pure su alcuni mutamenti organizzativi che erano in corso alla Euro la quale, come suddetto, il film lo produceva anche, spostando poi il discorso sull’ottimo romanzo di Dacia Maraini dal quale era tratta la pellicola che Lei stava girando  come protagonista. L’ultima volta che ci sentimmo con Monica Vitti fu quando Le feci sapere che mi ero laureato discutendo una tesi in “Storia e Critica del Cinema” e ne ebbi le sue lodi guarnite dalla frase: “lo immaginavo visto quanto ami il cinema”. Al che gli risposi che ero estremamente lusingato di ciò che mi diceva visto che veniva da una Persona come Lei la quale aveva interpretato oltre 50 film e poi ancora vari doppiaggi ed una pellicola addirittura da regista, che aveva fatto pure molta televisione sia da interprete che partecipando anche a vari programmi televisivi, ed ancora anche prosa radiofonica e che era stata pure autrice di due libri per non parlare poi dei Riconoscimenti nazionali ed internazionali  con decine di Premi ricevuti sia in Italia che all’Estero e che era stata insignita di ben tre Onorificenze due italiane: Commendatore e Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana ed una francese: Cavaliere della Legion d’Onore, insomma un palmarès davvero eccezionale al che, con la modestia e la semplicità che sempre La contraddistinguevano, mi rispose: “ Ma sì, a pensarci bene, forse qualcosa ho fatto”.  Ciao Monica, Grande Signora dello Spettacolo e della Cultura, è passato solo un anno dalla tua scomparsa ma è come se fosse accaduto solamente ieri e non già il 2 febbraio 2022 dello scorso anno, mi mancherai moltissimo perché avendoti conosciuto mi resi conto che eri una Persona semplicemente eccezionale di quelle, molto poche, inserite nel novero di Coloro che non dimenticherò mai.
Arnaldo Gioacchini
Redazione
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