“Il prossimo 24 febbraio entreremo nel secondo anno di guerra in Ucraina senza che ci sia ancora un serio impegno internazionale per fermarla. 365 giorni di omicidi, infanticidi, femminicidi, feriti, mutilati, sfollati, rifugiati, sofferenze, disperazione, distruzioni, macerie… In occasione di questo tragico anniversario, sentiamo il dovere di organizzare una nuova manifestazione per la pace, in solidarietà con le vittime innocenti di questa e di tutte le altre tragiche guerre che continuano a devastare la famiglia umana e il pianeta”. Così il Comitato promotore Marcia Perugi Assisi annunciando per il cammino notturno con partenza da Perugia alle ore 24 del 23 febbraio ed arrivo alle 6 del mattino ad Assisi. “Nei primi minuti del 24 febbraio, nel buio e nel freddo della notte, marceremo da Perugia ad Assisi portando, ciascuno, il volto di una delle vittime, una fiaccola e la domanda incessante di pace. La guerra è una follia, un crimine, uno scandalo. Guai alla rassegnazione, guai a farne un’abitudine! Nella notte della guerra – continua il Comitato promotore – non possiamo dormire sonni tranquilli! Rinnoviamo, dunque, il grido di don Tonino Bello e diciamo: ‘In piedi costruttori di pace!'”. “Nella notte fredda e scura che stiamo attraversando, ciascuno di noi, nel suo piccolo, è chiamato a fare come i ‘lampadieri’ che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all’indietro, appoggiata sulla spalla, con il lume in cima. Camminando nella notte, il ‘lampadiere’ vede poco davanti a sé, ma consente a tutti i viaggiatori di camminare più sicuri. Nessuno sa quanto durerà la notte della guerra. Ma tutti sanno che la sua continuazione ci farà molto male perché viviamo nel tempo in cui tutto è interconnesso: guerra, aumento del costo della vita, recessione, impoverimento, disastri climatici… Per questo – sottolinea il Comitato promotore – è sempre più urgente che i responsabili della politica internazionale facciano ogni sforzo per fermare i combattimenti e ricostruire le condizioni della pace. Per questo non possiamo stancarci di chiedere e, soprattutto, fare pace”.