sabato, Maggio 18, 2024

Il Giappone commemora il dodicesimo anniversario della tragedia di Fukushima

Il Giappone commemora il dodicesimo anniversario della tragedia di Fukushima. Era l’11 marzo del 2011 quando un terremoto di magnitudo 9.1 innescò uno tsunami che si abbatté sulle coste settentrionali del Paese, danneggiando la centrale nucleare di Fukushima – Daiichi. Insieme al disastro di Černobyl’ del 26 aprile 1986, è l’unico incidente nucleare a essere stato classificato come livello 7 della scala INES, cioè il livello di gravità massima. Le vittime furono quasi sedicimila, la maggior parte persero la vita durante lo tsunami; a oggi 2.523 persone risultano ancora disperse, prevalentemente nelle prefetture di Fukushima, Iwate e Miyagi, le più colpite. I decessi legati a disturbi mentali e allo stress sviluppati come conseguenza del disastro, secondo l’Agenzia per la ricostruzione, sono oltre 3.700. Il numero degli sfollati si è ridotto progressivamente nel tempo: erano 470.000 all’indomani dell’incidente ma, a 12 anni dalla catastrofe, ancora 31 mila ex residenti non hanno fatto ritorno nelle proprie case. “Continueremo a chiedere al governo di assumersi la piena responsabilità fino alla fine e di decidere finalmente per la completa revoca dell’ordine di evacuazione che ancora rende impossibile il rientro di migliaia di persone, ascoltando la volontà di tutti i comuni locali interessati”. Con  queste parole, pronunciate in conferenza stampa, il governatore di Fukushima Masao Uchibori ha ribadito il suo impegno a favore del rientro nella prefettura di tutti gli evacuati che dal 2011 sono lontani dalle loro abitazioni e dai luoghi natali. Oggi rimane interdetta la zona circostante la centrale nucleare Fukushima 1 della Tokyo Electric Power Company(Tepco), dove il livello di radioattività è ancora molto alto e ritenuto incompatibile con la salute umana. Poco più di 300 chilometri quadrati di superfici terrene attorno alla centrale nucleare sono ancora classificate dal governo come “zone nelle quali sarà difficile fare ritorno”. Secondo un’indagine della agenzia Kyodo, nelle tre cittadine di Katsurao, Okuma e Futaba – accessibili agli ex-residenti dalla scorsa estate – appena l’1% delle famiglie ha deciso di tornare alle precedenti dimore. Come nel 2022 il governo centrale non organizzerà un memoriale su scala nazionale, ma lascerà alle singole municipalità la pianificazione di eventi per la ricorrenza annuale. Dodici anni dopo la fusione del triplo reattore della centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, il Giappone si prepara a rilasciare in mare un’enorme quantità di acque reflue radioattive trattate. I funzionari giapponesi affermano che il rilascio è inevitabile e dovrebbe iniziare presto nonostante le polemiche e le reazioni di protesta. Oltre un milione e 300mila tonnellate di liquido sono state ammassate intorno al sito. Ogni giorno 130 tonnellate di acqua contaminata vengono raccolte, trattate e poi stoccate in serbatoi, che ora sono circa 1.000. Attualmente il 96% delle cisterne risulta occupato, e in base alle più recenti previsioni la piena capacità sarà raggiunta tra l’estate e l’autunno di quest’anno.  Nell’aprile 2021 il governo di Tokyo ha annunciato con la Tokyo Electric Power Company Holdings (Tepco) il piano per rilasciare l’acqua trattata in mare aperto dopo averla diluita per ridurre la concentrazione di trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno, al di sotto della percentuale consentita dalle normative internazionali. Una volta diluita, trattata e testata in un impianto di cemento di nuova costruzione, l’acqua verrà rilasciata in mare attraverso un tunnel sottomarino. Tepco punta ad avere le strutture pronte entro la primavera, ma serve anche un’approvazione di sicurezza da parte dell’autorità di regolamentazione nucleare che invierà una missione in Giappone e pubblicherà un rapporto prima dell’inizio dello scarico. Lo tsunami ha distrutto i sistemi di alimentazione e raffreddamento della centrale, provocando la fusione dei reattori n. 1, 2 e 3 e l’emissione di grandi quantità di radiazioni. L’acqua utilizzata per raffreddare il nocciolo dei reattori è filtrata nei sotterranei degli edifici e si è mescolata con acqua piovana e di falda. Circa il 70% dell’acqua trattata contiene ancora cesio e altri radionuclidi oltre i limiti rilasciabili, ma Tepco assicura che prima dello sversamento in mare sarà accuratamente filtrata fino a rientrare nei parametri legali. Il trizio invece non può essere rimosso dall’acqua ma è innocuo in piccole quantità e viene regolarmente rilasciato da qualsiasi centrale nucleare.
Redazione
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