venerdì, Novembre 1, 2024

Parigi, non si ferma la protesta contro la riforma delle pensioni voluta dal presidente Macron

A Parigi nuovi scontri a Place de la Concorde, diventato il luogo di ritrovo spontaneo di migliaia di persone per protestare contro la riforma delle pensioni. Circa 4mila manifestanti si sono riuniti attorno all’obelisco, gruppi di giovani con il volto mascherato hanno dato alle fiamme una gran quantità di transenne e materiale da cantiere. La polizia in tenuta antisommossa ha effettuato diverse cariche, mentre veniva presa di mira da sassaiole e bottiglie lanciate dai manifestanti. Le forze dell’ordine hanno sparato gas lacrimogeni e sgomberato la piazza. Sessantuno i fermi effettuati.
Bruciata effige di Macron
Sulla piazza è stata anche bruciata dai manifestanti una effige del presidente Emmanuel Macron. Anche a Bordeaux sono scoppiate tensioni tra manifestanti e polizia. Gas lacrimogeni sono stati sparati in strada e sono state effettuate cariche dalla polizia. Tensioni sono state inoltre segnalate a Lille.
Nella piazza della ghigliottina
La Concorde, dove ai tempi della Rivoluzione si stagliava la sagoma delle ghigliottina, diventa ora un luogo simbolo della rivolta contro la riforma delle pensioni voluta da Emmanuel Macron: dopo il raduno improvvisato di giovedì sera per protestare contro la decisione del governo di scavalcare il parlamento e i gravi scontri che ne sono seguiti, la storica piazza è tornata a essere il centro della contestazione.

In pensione a 64 anni (da 62)

Gruppi di manifestanti, molti giovani, e sempre più “gilet gialli” si sono concentrati nella più grande piazza parigina. A poche decine di metri, dall’altra parte della Senna, la blindatissima Assemblèe Nationale, dove il governo ha sfidato la rabbia popolare imboccando la scorciatoia della “fiducia” per far passare una legge che impone l’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni, invisa al 70% dei francesi.

Giovedì già 300 fermi

La fiammata di proteste di giovedì si era conclusa a tarda notte con gravi danni e oltre 300 fermi in tutto il Paese, 258 soltanto a Parigi. Ma sembra soltanto l’inizio di un’altra stagione di rivolta e proprio per questo le autorità appaiono preoccupate dalla ricomparsa di molti leader dei “gilet gialli” tra i manifestanti.
La mossa delle opposizioni
Sul fronte politico, si affilano le armi per lo scontro di lunedì, quando le opposizioni tenteranno di ottimizzare l’ultima opportunità istituzionale loro rimasta: far cadere il governo di Elisabeth Borne. Che, nella caduta, trascinerebbe con sé anche la detestata riforma. Per ora sono state presentate due mozioni di censura: una del Rassemblement National di Marine Le Pen, che non raccoglierebbe i voti della gauche; l’altra – più strategica – da parte del piccolo gruppo di deputati indipendenti Liot. L’ha subito sottoscritta anche l’alleanza di gauche, Nupes, con conseguente ritiro della mozione dei melenchoniani de La France Insoumise, che hanno desistito per indirizzare il massimo dei voti su quella di Liot.
Redazione
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