domenica, Maggio 11, 2025

Matteo Messina Denaro ha ammesso di aver ordinato il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo ma non di averne commesso l’omicidio

di Giuseppe Iacoviello

Matteo Messina Denaro ha riconosciuto di aver ordinato il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, ma ha negato ogni coinvolgimento nella sua uccisione, attribuendo la responsabilità dell’ordine di soppressione a Giovanni Brusca. Giuseppe Di Matteo, 12 anni, fu rapito il 23 novembre 1993 nel maneggio di Villabate (Palermo), dove si allenava a cavallo. L’obiettivo era costringere il padre, Santino Di Matteo, ex mafioso diventato collaboratore di giustizia, a ritrattare le sue dichiarazioni. Per oltre due anni il bambino fu spostato da un nascondiglio all’altro tra le province di Palermo, Trapani e Agrigento, subendo un calvario senza fine. Tra i luoghi della sua prigionia vi fu una masseria a Campobello di Mazara, lo stesso paese dove, anni dopo, sarebbe stato individuato l’ultimo covo di Messina Denaro. Qui il piccolo rimase segregato nella casa di campagna di Giuseppe Costa, fedelissimo del boss. L’11 gennaio 1996, dopo aver perso ogni speranza che il padre ritrattasse, Brusca diede l’ordine di eliminarlo: il bambino fu strangolato e il suo corpo sciolto nell’acido, in uno degli atti più atroci della storia di Cosa Nostra. Come riportato da Livesicilia.it, Messina Denaro ha fornito questa versione rispondendo alle domande del gip Alfredo Montalto. Nel frattempo, dal carcere dell’Aquila, giungono aggiornamenti sulle condizioni di salute dell’ex latitante: ha completato un ciclo di chemioterapia e continua a sottoporsi a esami e cure mediche.

Redazione
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