venerdì, Maggio 10, 2024

Matteo Messina Denaro ha ammesso di aver ordinato il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo ma non di averne commesso l’omicidio

Matteo Messina Denaro ha ammesso di aver ordinato il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, ma non di averne commesso l’omicidio, scaricando su Giovanni Brusca la responsabilità di aver ordinato la soppressione del bambino. Giuseppe Di Matteo, 12 anni, venne rapito, nel maneggio di Villabate (Palermo) dove andava a cavallo, il 23 novembre 1993, per indurre il padre Santino Di Matteo, diventato collaboratore di giustizia, a ritrattare le sue rivelazioni. Dopo un calvario di oltre due anni, l’11 gennaio 1996 Giovanni Brusca diede l’ordine di uccidere il bambino: il piccolo fu strangolato e sciolto nell’acido. Il boss, come riporta il sito Livesicilia.it, ha risposto così alle domande del gip Alfredo Montalto. Nell’attesa di un ripensamento da parte del padre Santino, Giuseppe venne trasferito da una prigione all’altra nelle province di Palermo, Trapani, Agrigento. La prima masseria nella quale fu portato, incappucciato e chiuso nel bagagliaio di un’auto, si trovava a Campobello di Mazara, proprio il paese dell’ultimo covo di Messina Denaro. Qui il ragazzino trascorse un periodo della sua orribile prigionia nella casa di campagna di Giuseppe Costa, fedelissimo del boss allora latitante. Poi, l’uccisione. Dal carcere dell’Aquila, intanto, arrivano notizie sulle condizioni di salute del padrino: ha concluso il ciclo di chemio e sta assumendo farmaci, ma esami e controlli continuano.
Redazione
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