martedì, Aprile 30, 2024

Mutui più cari e inflazione: in calo le compravendite, ma non i prezzi

Un teatro di guerra ancora aperto e una politica monetaria globalmente severa hanno effetti sul mercato immobiliare, che nel 2023 vedrà flessioni a doppia cifra per le compravendite e per le nuove richieste di mutuo. A dirlo sono gli esperti dell’Osservatorio di Nomisma, nel loro rapporto sul settore. Lo scenario non è roseo: il continuo rialzo dei tassi da parte della Bce, oltre all’aumento dei finanziamenti, con tassi passati in media dall’1,93% di maggio 2022 al 3,79% a febbraio di quest’anno, rende più caute le famiglie e ancora più prudenti le banche nel concedere prestiti. E’ sulla base di questi elementi che Nomisma prevede un sensibile calo delle intenzioni di acquisto immobiliari e delle richieste di finanziamento. E questo, secondo l’Osservatorio, non dipende solo dagli indicatori di fiducia delle famiglie (seppure in discesa rispetto ai massimi toccati a settembre 2021) ma anche dal repentino irrigidimento dei criteri di selezione della clientela. Dopo un 2022 caratterizzato da una sostanziale stabilità delle erogazioni (+1%), associata a una marcata diminuzione di surroghe e sostituzioni (-70%), si stima dunque che nel 2023 ci sarà una contrazione dei nuovi mutui pari al -18% annuo, e delle surroghe e sostituzioni del -47%. Le politiche creditizie più prudenti incidono negativamente anche sul volume della domanda al mercato, portando ad una diminuzione delle compravendite che, secondo Nosmisma, si aggirerà intorno al -14,6% su base annua (particolarmente forte nella prima parte dell’anno, poi in raffreddamento dall’estate con il progressivo allentamento della stretta monetaria). Più articolata la situazione sul versante corporate. Proprio quando la risalita del comparto sembrava procedere con passo spedito, con volumi tornati su livelli prossimi ai massimi storici, il progressivo indebolimento delle prospettive di crescita economica ha fatto riemerge i dubbi irrisolti da parte degli investitori stranieri relativamente alle prospettive del Paese e alla sostenibilità del debito pubblico. Secondo Nomisma “l’accresciuto attendismo, associato alla contestuale risalita dei tassi di interesse, ha propiziato una risalita dei rendimenti di settore dagli esigui livelli su cui si erano attestati, favorendo quel processo di repricing che il nuovo scenario rende di fatto ineludibile. L’entità della correzione dipenderà dalla severità del rallentamento in atto e dall’orientamento che la Bce darà alle politiche monetarie dei prossimi mesi”, chiosano gli esperti.
Redazione
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