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sabato, Luglio 27, 2024

Usa, l’ex presidente Donald Trump è stato arrestato a Manhattan

Con il suo ingresso in tribunale, dove si è costituito per la vicenda della pornostar, Donald Trump è tecnicamente “under arrest”, sotto arresto, come riferiscono la Cnn ed altri media americani. Per ora però non ci sono notizie di manette ai polsi del tycoon. Sembra così surreale – Wow, mi arresteranno. Non riesco a credere che questo stia accadendo in America. MAGA!”: così Donald Trump su Truth poco prima di entrare in tribunale. Trump ha chiesto espressamente che gli fosse scattata la foto segnaletica al tribunale di Manhattan. Lo riferiscono fonti del suo entourage alla Cnn. Il tycoon potrebbe voler sfruttare a suo favore l’immagine utilizzandola addirittura, secondo alcuni, per i manifesti elettorali della campagna 2024. “Surreale”. Così Donald Trump ha definito la sua udienza entrando nel tribunale di Manhattan. L’ex first lady Melania Trump è arrivata alla Trump Tower a New York dove aspetterà il marito fino alla fine dell’udienza nel tribunale di Manhattan per poi fare ritorno insieme nella residenza di Mar-a-Lago in Florida. “Oggi è il giorno in cui un partito politico al potere arresta il suo principale oppositore per non aver commesso alcun crimine”, scrive Donald Trump in una email ai suoi sostenitori. “L’attenzione del presidente Biden non è su Trump ma sul popolo americano”. Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, in un briefing con la stampa ribadendo che il presidente ha appreso la notizia dell’incriminazione del tycoon “come tutti noi dai media” e non aveva ricevuto nessuna anticipazione dal dipartimento di Giustizia. Donald Trump ritiene che il processo per il caso della pornostar dovrebbe essere spostato nella vicina Staten Island, evitando il tribunale di Manhattan, una “sede molto di parte, con alcune aree che hanno votato 1% repubblicano”, scrive sul suo social Truth. Staten Island – l’unico quartiere della Grande Mela che ha votato per lui nel 2016 e nel 2020 – “sarebbe un luogo molto imparziale e sicuro per il processo”. “Inoltre – prosegue – il giudice altamente di parte e la sua famiglia sono ben conosciuti come persone che odiano Trump”. Il giudice, scrive il tycoon, “e’ stato un disastro di parte in un precedente caso legato a Trump, non si ricusera’, ha dato orribili ordini alla giuria, impossibile affrontarlo durante questo processo caccia alle streghe“. “Sua figlia ha lavorato per ‘Kamala’ ed ora per la campagna Biden-Harris. Processo farsa!!!”, conclude. La difesa di Trump potrebbe avanzare varie istanze chiedendo, oltre al trasferimento del processo per motivi ‘ambientali’, la ricusazione del giudice (che ha già’ trattato due casi legati al tycoon e al suo entourage) o invocando i termini di prescrizione. “Quando vedete sui vostri schermi tv i Rino (Republican In Name Only) Karl Rove, Bill Barr o Paul Ryan cambiate canale o chiudete, è meglio guardare i democratici”: Donald Trump attacca sul suo social Truth rispettivamente l’ex stratega repubblicano, l’ex ministro della giustizia e l’ex speaker della Camera, tutti critici nei suoi confronti. Il tycoon se la prende in particolare con Fox per continuare ad ospitare Barr, accusandolo di non aver investigato sulle frodi elettorali perché “pietrificato” dalla paura di essere messo sotto impeachment. Il suo ex attorney general, pur criticando l’incriminazione, ha ammonito che Trump non dovrebbe affrontare il processo perché manca di self control. “I democratici della sinistra radicale hanno reso criminale l’uso del sistema giudiziario, questo non e’ quello che l’America dovrebbe essere”: a poche ore dalla sua storica incriminazione, Donald Trump continua ad attaccare e accusare sul suo social Truth. Oltre 100 tra giornalisti, cameraman, anchorman sono già posizionati davanti all’aula del tribunale di Manhattan. Sin dall’alba si è anche formata una lunga fila di curiosi che spera di riuscire a entrare nell’aula per assistere alla prima udienza dell’ex presidente. In coda anche i quattro disegnatori che dovranno catturare con la loro matita le scene più salienti. “E’ stato più facile con El Chapo, c’erano meno giornalisti”, ha dichiarato al New York Times uno di loro, Andrea Shepard.

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