“Ho come obiettivo l’eliminazione della protezione speciale, perché si tratta di un’ulteriore protezione rispetto a quello che accade al resto di Europa. C’è una proposta della maggioranza nel suo complesso, non è un tema su cui ci sono divergenze. È complessa ed è normale che ci siano diversi emendamenti”. La premier Giorgia Meloni parlando delle modifiche al Dl migranti, nell’ultimo giorno della sua visita in Etiopia, ha ribadito la stretta del governo sul fronte immigrazione, rimarcando che su questo tema le forze di maggioranza remano nella stessa direzione al netto della dialettica parlamentare in corso.
Con l’alleato leghista Matteo Salvini, ha detto ancora Meloni, “abbiamo parlato della questione un paio di settimane fa per capire se lavorare come iniziativa di governo o come iniziativa parlamentare. Alla fine abbiamo scelto di far lavorare i gruppi parlamentari ma – assicura – non c’è divergenza sostanziale, c’è la volontà di lavorare insieme”. Ed è bene procedere così, perché “la pluralità è un arricchimento”, ha risposto a chi le chiedeva delle ipotesi di partito unico su cui da ultimo ha detto la sua Guido Crosetto, dopo il fedelissimo Giovanbattista Fazzolari. Anche il ministro di FdI ai rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, smentisce ricostruzioni che parlano di divergenze nella maggioranza sulla necessità di imprimere un’ulteriore stretta alle norme in materia di immigrazione: “Su questo tema non c’è alcuna divisione: andremo uniti in commissione lunedì e poi in Aula la prossima settimana”, garantisce.
La “stretta” alla protezione speciale
Se l’obiettivo dichiarato del governo, e ribadito ad Addis Abeba, resta quello di “eliminare la protezione speciale”, per il momento la maggioranza, con un accordo che sarà martedì alla prova dell’Aula del Senato, impone una nuova stretta allo strumento, che già ha subito una secca sforbiciata con il cosiddetto decreto Cutro.
Una stretta che non lo cancella: il subemendamento della maggioranza a prima firma Maurizio Gasparri prevede di fatto che il permesso di soggiorno per protezione speciale, quello per calamità e quello per cure mediche non siano più convertibili in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
Si estende invece la protezione prevista in caso di violenza domestica alle spose bambine. E si punta a una stretta anche per le “gravi condizioni psico-fisiche” o derivanti da “gravi patologie” che vengono sostituite dalle parole: “Condizioni di salute derivanti da patologie di particolare gravità non adeguatamente curabili nei paesi d’origine”. Perché, come spiega il primo firmatario del subemendamento al decreto Cutro, Maurizio Gasparri (FI), “l’elemento psicologico è sempre discutibile” e lascia “troppo spazio all’interpretazione”.
La protezione speciale “che è una misura prevista solo in Italia”, come sottolinea sempre Gasparri, potrà essere rinnovata “per non più di 6 mesi”. “La ratio – sottolinea il senatore di FI – è che si vuole limitare la massimo l’istituto per evitare che resti “una sorta di passepartout per far entrare chiunque in Italia”.
Come aveva già fatto il suo partito, Matteo Salvini “si intesta” la vittoria: “Grazie a un emendamento voluto dalla Lega stop alla protezione speciale allargata a dismisura dalla sinistra”, scrive il vicepremier sui social. “Per colpa di questo status presente unicamente nel nostro Paese, l’Italia era diventata una meta ancora più ambita, creando altre mangiatoie e sovraffollamenti in tribunali e questure, senza portare integrazione”.