sabato, Maggio 10, 2025

Il vino a chilometro zero nasce dagli antichi romani 

La fabbrica del vino chilometro zero è nata con gli antichi romani. A Villa dei Quintili  – uno dei più grandi complessi residenziali della Roma imperiale adagiato sulla via Appia Antica – il nettare degli dei si consumava senza sosta e a presa diretta. La pigiatura dell’uva, il torchio, la fermentazione. Il mosto che sgorgava dalle fontane. E l’imperatore che –  come a teatro  – si gustava lo spettacolo. Il vino viaggiava dalle vasche lungo tubi in piombo per poi dirigersi verso una ‘rete’ di rubinetti. E i calici si svuotavano a tempo di record. Vinacce e torchi. Zampilli e marmi. Sfarzo e sostenibilità. Un perfetto esempio di “economia circolare” tra i lussi della mini-città modellata dall’imperatore Commodo come residenza del piacere. Fu proprio Commodo (regnò dal 177 al 192 d.C.) a uccidere i fratelli Sesto Quintilio Condiano e Sesto Quintilio Valerio Massimo, membri di una famiglia senatoria e consoli. Da allora la villa divenne una residenza imperiale con tanto di teatro e un circo per le corse dei cavalli. Da diversi scavi archeologici è spuntata l’ultima sorpresa: una cantina per la produzione del vino e un’enoteca. Oltre il giardino si trova il nucleo principale della Villa: cortili, sale di rappresentanza, un grande impianto termale e la residenza privata che affaccia sulla vallata. Proprio dagli scavi nell’area del circo sono emerse anfore, e l’impianto del vino costruito all’epoca di Gordiano (220-238 d.C). Il vigneto imperiale assicurava l’uva da spremere. Le vinacce venivano pigiate da due presse meccaniche e il mosto d’uva convogliato nelle fontane da cui usciva a cascata. Poi scorreva lungo canali aperti o giare di stoccaggio, incastonati nel terreno, una tecnica di vinificazione standard nell’antica Roma, poiché creavano un microambiente stabile in cui avrebbe avuto luogo la fermentazione. Banchetti e tecnica enogastronomica imperiale. A chilometro zero.

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