
In Sudan un operatore umanitario dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni è stato ucciso dopo essere rimasto coinvolto negli scontri in corso nel Paese tra fazioni militari rivali. Lo riferisce da Ginevra la stessa agenzia dell’Onu in un comunicato, in cui si specifica che “il veicolo su cui viaggiava l’operatore con la sua famiglia è stato colpito in uno scambio di colpi di arma da fuoco fra le due parti belligeranti”. L’uomo stava viaggiando su una vettura a sud di El Obeid, capoluogo del Kordofan settentrionale, quando è rimasto coinvolto in uno scontro a fuoco incrociato tra le due parti in guerra nel Paese, secondo quanto ha comunicato il direttore generale dell’Oim, Antonio Vittorino. “Sono profondamente addolorato per la morte del nostro collega operatore comunitario – ha detto – e mi unisco al lutto della moglie e del figlio neonato e del nostro team in Sudan. La sicurezza di tutto il personale dell’Oim è la mia priorità”. Al momento il tragico bilancio delle vittime è di 413 morti e 3.551 feriti, secondo quanto riferisce l’Organizzazione mondiale della sanità. L’Unicef precisa che tra i morti ci sono nove bambini e tra i feriti almeno 50 sono minori. Continuano intanto violenti gli scontri nel Paese, come testimonia il coordinatore dei progetti di Medici senza frontiere, Cyrus Paye, che ha parlato di “pesanti combattimenti” in corso a El Fasher, capoluogo del Darfur settentrionale, nell’ovest del Sudan, tra l’esercito e le forze paramilitari di supporto rapido. Nell’ospedale della città, supportato da Msf, sono arrivati 279 feriti, “la maggior parte civili”, e tra loro 44 sono morti. “La situazione è catastrofica – ha raccontato Paye -. La maggior parte dei feriti sono civili colpiti da proiettili vaganti e molti di loro sono bambini. Hanno fratture, ferite da arma da fuoco o schegge nelle gambe, nell’addome o nel petto. Molti hanno bisogno di trasfusioni di sangue. Abbiamo dovuto curare molti pazienti sul pavimento nei corridoi, perché non ci sono abbastanza letti per un numero così alto di feriti. Fino alla scorsa settimana, il South Hospital non aveva sufficiente capacità chirurgica perché era un ospedale materno-infantile che abbiamo iniziato a supportare lo scorso anno per ridurre l’alto tasso di mortalità materna nella regione. Quando sono iniziati i combattimenti, abbiamo dovuto riconvertire l’ospedale per poter curare i feriti”.