
Èiniziato poco prima delle 13, davanti al tribunale di Roma a piazzale Clodio, il picchetto delle attiviste dell’Associazione ‘Casa delle donne Lucha y Siesta’, contro il processo che vede imputata, per occupazione abusiva, la presidente dell’associazione, che è anche una casa di accoglienza per donne e minori. “Che città sarebbe senza Lucha y Siesta” oppure “L’ antiviolenza non si processa”: sono le frasi sugli striscioni davanti al Palazzo di Giustizia mentre si attende l’inizio dell’udienza. “In un panorama di restringimenti dei diritti delle donne, viviamo un momento particolare dove chi tenta di far valere questi diritti viene processato”, dice Cristiana Cortedi attivista. “L’altra questione – aggiunge – è il processo alla singola persona, quando questa è una iniziativa di un’ampia comunità”. Per ricostruire le fasi della vicenda, le manifestanti hanno inscenato una sorta di gioco dell’oca. Intanto l’Atac ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo nei confronti della presidente dell’associazione. La difesa si è opposta alla richiesta e il giudice si è riservato di decidere entro la prossima udienza, fissata per il 5 maggio. La vicenda riguarda l’immobile di via Lucio Sestio, precedentemente di proprietà dell’Atac. La struttura era stata messa all’asta e la Regione Lazio era intervenuta aggiudicandosela.