venerdì, Marzo 29, 2024

Omicidio Regeni, il gup accoglie la richiesta della procura di Roma: gli atti alla Consulta

Il gup di Roma, sul caso di Giulio Regeni, ha accolto la richiesta del procuratore capo Francesco Lo Voi e dell’aggiunto Sergio Colaiocco, inviando gli atti alla Consulta. Una richiesta finalizzata a sbloccare lo stallo in cui si trova il processo per la vicenda del ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Imputati sono quattro 007 egiziani: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati a vario titolo di sequestro di persona pluriaggravato, lesioni aggravate e concorso in omicidio aggravato. La procura di Roma aveva sollevato la questione di costituzionalità dell’articolo 420 bis nella parte in cui prevede che l’assenza di conoscenza del processo da parte dell’imputato derivi dalla mancata attivazione della cooperazione dello Stato estero. Ora la questione passa in mano alla Corte Costituzionale. Scrive il gup di Roma Roberto Ranazzi nell’ordinanza: ”Di fatto lo Stato egiziano rifiutando di cooperare con le Autorità italiane, sottrae i propri funzionari alla giurisdizione del giudice italiano, creando una situazione di immunità non riconosciuta da alcuna norma dell’ordinamento internazionale, peraltro con riguardo a delitti che violano i diritti fondamentali dell’uomo universalmente riconosciuti. Tale situazione di immunità determina una inammissibile ‘zona franca’ di impunità per i cittadini-funzionari egiziani nei confronti dei cittadini italiani che abbiano subito in quel Paese dei delitti per i quali è riconosciuta la giurisdizione del giudice italiano in base alle convenzioni internazionali”. “La scelta delle Autorità egiziane di sottrarre i propri cittadini alla giurisdizione italiana per l’accertamento delle responsabilità in ordine a delitti che ledono i diritti inviolabili dell’uomo, è una scelta anti-democratica, autoritaria – sottolinea il giudice – che di fatto crea in Italia, Paese che si ispira ai principi democratici e di eguaglianza, una disparità di trattamento rispetto ai cittadini italiani e ai cittadini stranieri di altri Paesi, che in casi analoghi verrebbero processati”. “Abbiamo ritenuto di far valere il profilo di incostituzionalità con riferimento all’avvenuta costituzionalizzazione di principi che derivano da numerose convenzioni internazionali che tutte impongono la cooperazione giudiziaria e l’assistenza giudiziaria fra gli Stati, inclusa in particolare quella sulla tortura che è stata ratificata anche dall’Egitto – ha aggiunto Lo Voi – Abbiamo ritenuto che fosse opportuno portare all’esame della Corte Costituzionale questa questione. Vedremo cosa deciderà la Corte e ci regoleremo di conseguenza”. ”C’è una speranza in più e speriamo sia la volta definitiva e che venga sancito che questo processo si può e si deve fare – ha detto Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, al termine dell’udienza preliminare – Visto che noi diciamo sempre che Giulio ‘fa cose’, ci auguriamo che Giulio possa intervenire anche in una riforma legislativa che consenta di non lasciare impuniti i reati di questa gravità quando gli Stati non collaborano”. “Ci auguriamo che il ‘popolo giallo’ e la ‘scorta mediatica’ stiano con noi con le antenne dritte”, ha affermato. L’avvocato ha poi aggiunto che in passato hanno presentato una denuncia per intralcio alla giustizia perché “le nostre telefonate erano palesemente ascoltate”.

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