“Oggi terminiamo di lavorare per il fisco e domani festeggiamo il Tax Freedom Day, ovvero la giornata in cui i contribuenti italiani dovrebbero finire di pagare le tasse, nel caso in cui decidessero di anticipare al fisco i soldi che lo stesso ci chiede nel corso di questo 2023″. A rilevarlo in una nota la Cgia di Mestre secondo cui “dopo 158 giorni dall’inizio dell’anno, nei quali in linea teorica abbiamo lavorato per adempiere alle scadenze di pagamento previste dal fisco, i restanti 207 giorni che ci separano dal 31 dicembre lavoreremo per noi stessi”. Come si è giunti a stabilire che l’8 giugno è il “giorno di liberazione fiscale” del 2023? La stima del Pil nazionale prevista quest’anno (2.018.045 milioni di euro) è stata suddivisa per 365 giorni, ottenendo così un dato medio giornaliero (5.528,9 milioni di euro). Di seguito sono state ‘recuperate’ le previsioni di gettito delle imposte, delle tasse e dei contributi sociali1 che i percettori di reddito verseranno quest’anno (874.132 milioni di euro) e sono state rapportate al Pil giornaliero. Il risultato di questa operazione ha consentito all’Ufficio studi della Cgia di calcolare il tax freedom day del 2023 dopo 158 giorni dall’inizio dell’anno, ovvero l’8 giugno. Il ‘giorno di liberazione fiscale’ non costituisce un principio assoluto, ma un esercizio teorico che dimostra empiricamente, osserva la Cgia, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto sia eccessivo il carico fiscale che grava sugli italiani. Una specificità che emerge in misura altrettanto evidente anche quando confrontiamo la nostra pressione fiscale con quella dei Paesi Ue. Nel 2022, infatti, solo la Francia e il Belgio hanno registrato un peso fiscale superiore al nostro. Se a Parigi la pressione fiscale era al 47,7 per cento del Pil, a Bruxelles si è attestata al 45,1 per cento. Da noi, invece, ha toccato la soglia record del 43,5 per cento. Tra i 27 dell’UE, l’Italia si è “piazzata” al terzo posto. La Germania, invece, si è posizionata al 9° posto con una pressione fiscale del 41,9 per cento, mentre la Spagna la scorgiamo al 12° posto con il 38,5 per cento. La media dei Paesi dell’Area dell’Euro è stata del 41,9 per cento.