sabato, Maggio 18, 2024

Assemblea nazionale Italia Viva, Renzi: “Governo non è fascista ma indeciso su tutto”

Le critiche al Pd di Elly Schlein, la mancata nascita del partito unico insieme ad Azione di Carlo Calenda, le prossime elezioni europee. In circa un’ora e mezza di discorso Matteo Renzi non ha lasciato scoperto nessun tema. Parlando dal palco dell’Assemblea nazionale di Italia Viva, a Napoli, l’ex premier è partito proprio dalla tornata elettorale che l’anno prossimo rinnoverà la composizione del Parlamento Ue, da cui ha preso spunto anche per il manifesto dell’assemblea del suo partito, “365 all’alba”. Manca infatti più o meno un anno all’appuntamento elettorale, fissato per giugno 2024, a cui Renzi guarda proponendosi come “alternativa” a tutti gli altri partiti. “C’è una doppia opzione: la destra di Meloni e dei suoi alleati e dunque un’opzione sovranista, e dall’altro questa nuova vecchia opzione populista che assume da un lato i contorni e i confini del M5s con Giuseppe Conte e, alla luce di un risultato sorprendente delle primarie del Pd, il nuovo Pd guidato da Elly Schlein. Il nostro orizzonte – ha detto Renzi – è riuscire a portare una riflessione politica su questi temi senza essere banalmente mediocri come purtroppo spesso è il dibattito politico italiano e non solo”. E rivendica l’importanza del suo partito: “Il risultato delle ultime elezioni dimostra che senza di noi non si vince”. LRenzi ha parlato delle preoccupazioni di una svolta autoritaria del governo guidato da Giorgia Meloni. “I media raccontano di un governo autoritario, ma di che? Questo non è un governo autoritario, è un governo velleitario, non è fascista, è indeciso a tutto. Non va esposto alla polemica europea come un governo che ci porta a una deriva autoritaria”, ha detto. Per riuscire a imporsi sui partiti di centrodestra alle prossime elezioni, per il leader di Italia Viva l’unica strada è costruire “l’alternativa riformista, incalzandoli spiegando che su parole chiave come tasse e lavoro loro non ci sono”, perché “non si manderà a casa il governo Meloni evocando il dramma dei controlli della Corte dei Conti o il martirio di Fabio Fazio o non si manderà a casa chiedendo la patrimoniale o insistendo sul reddito di cittadinanza, che è una battaglia contro senso e contro tempo”. E quindi, ha detto rivolgendosi ai riformisti, “abbiamo il dovere di strappare le parole ‘sicurezza’ e ‘tasse’ alla destra e le parole ‘lavoro’ e ‘cultura’ alla sinistra, o meglio alle rispettive propagande”. Che non corra buon sangue tra Renzi e la segreteria dem Elly Schlein non è un segreto. Lo ha ribadito oggi lui stesso: “Cara Elly, quando tra un anno avrai preso il 41%, portando al Parlamento europeo persone come la giovane Elly Schlein, che altrimenti avrebbe visto il Parlamento europeo in gita scolastica; quando avrai preso 6mila comuni su 8mila, 17 Regioni su 20; quando avrai ottenuto la possibilità di governare un Paese costruendo delle leggi dal sociale all’economia, alle questioni europee che, possono piacerti o meno, ma hanno segnato la storia di questo Paese, allora io Sarò disponibile a venire in tv e a dire che non ho capito niente, che hai ragione. Fino a quel momento abbi rispetto per chi ha portato quella comunità politica a quei risultati”. Secondo Renzi, nel partito di Schlein non c’è più spazio per i “riformisti”: il nuovo Pd, ha detto, “pretende per potervi dare cittadinanza l’abiura sulla stagione delle riforme e vi dicono che se volete restare in quella casa vi dovete rimangiare tutto”. Poi ha aggiunto che “chi oggi ha il coraggio dentro l’area riformista del Pd di sussurrare parole che suonino come una non presa di distanza viene immediatamente etichettato come il nemico”. “Fallimento del partito unico con Azione? Un errore”
Nei mesi scorsi i rapporti tra Renzi e Calenda, leader di Azione con cui l’ex premier ha fondato il Terzo Polo, si sono deteriorati via via sempre di più. Fino al punto di rottura finale: la marcia indietro sul progetto di fondare un partito unico, proprio in ottica delle europee del 2024. “Il fallimento del disegno del partito unico è stato un errore politico”, riflette Renzi. “Ci siamo lasciati il 4 dicembre – ha poi ricordato – dicendo che avremmo fatto una federazione, poi è stato deciso di accelerare all’improvviso sul partito unico. Abbiamo detto va bene, perché che sia partito unico o federazione è indifferente rispetto all’obiettivo finale, che è quello di evitare lo slittamento a destra dell’Europa. Io non lo so se e come sarà possibile riprendere a livello nazionale questo cammino. Dico che non è questo il punto oggi in discussione, quello che dev’essere chiaro è che il nostro desiderio di andare tutti insieme alle elezioni europee è un desiderio che muove da considerazioni politiche”.

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