sabato, Dicembre 13, 2025

Operazione Crypto, trenta arresti per traffico internazionale di droga e commercio di armi

Bazooka, bombe a mano, fucili d’assalto e stupefacenti. I Carabinieri di Monza, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, hanno sgominato un’associazione per delinquere finalizzata al traffico nazionale e internazionale di droga e armi, riciclaggio e autoriciclaggio. Agli indagati sono stati contestati 221 capi d’imputazione e il gip di Milano ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare per 30 persone.  La maxioperazione è scatta alle prime ore dell’alba di oggi nelle province di Monza Brianza, Milano, Como, Pavia, Reggio Calabria, Catanzaro, Messina, Palermo, Trieste e Udine. Le misure cautelari riguardano 26 persone di nazionalità italiana e 4 marocchina. Lo stupefacente proveniva dal Sudamerica (prevalentemente dall’Ecuador) e dalla Spagna e approdava, nascosto nei container, nel porto calabrese di Gioia Tauro per giungere in buona parte a Milano dove l’associazione aveva la base operativa.Lì il “broker” si occupava di piazzare le partite di droga, tenendosi comunque in contatto con i complici calabresi indispensabili per l’estrazione in modo “sicuro” della “merce” dal porto.L’inchiesta ha consentito di ricostruire innumerevoli compravendite di stupefacenti per un totale di 3.051 kg di hashish (del valore alla vendita di circa 12 milioni di euro) e 374 kg cocaina (del valore alla vendita di circa 11 milioni).Parte dei guadagni del traffico di droga erano reinvestiti in orologi di lusso in una nota gioielleria del centro di Milano, in beni immobili residenziali, attività commerciali, oltre che nell’acquisto di nuovi carichi di droga. Parallelamente al traffico di droga, è emerso un illecito commercio di armi da fuoco comuni e da guerra: mitragliette UZI, fucili da assalto AK47, Colt M16, pistole Glock e Beretta, bazooka e bombe a mano MK2 “ananas”. Gli indagati acquistavano le armi da un fornitore monzese, condannato all’ergastolo per omicidio aggravato ed associazione mafiosa, ma beneficiante di periodici permessi premio durante i quali sviluppa le intermediazioni per le armi. Le indagini, iniziate nell’estate del 2020, sono state portate avanti con pedinamenti e osservazione sul campo, resi indispensabili dall’utilizzo quasi esclusivo di telefoni criptati da parte degli indagati – da cui il nome “Operazione Crypto” – , oltre all’attivazione di intercettazioni ambientali e video anche nei luoghi abitualmente frequentati dagli indagati. I carabinieri hanno seguito gli indagati anche oltre frontiera, in Francia e Spagna, nelle città di Nizza, Marsiglia, Barcellona e Valencia, dove si recavano in auto, in pieno lockdown, per gestire personalmente l’acquisto di droga da alcuni fornitori.

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