venerdì, Maggio 3, 2024

Laura Pausini, live “problematico” a Venezia per la pioggia

Laura Pausini incanta Venezia e non si lascia fermare dal diluvio che, a un certo punto, manda in tilt impianto e strumenti ma non lei e nemmeno il suo pubblico che resiste tra stivali anti-pioggia e impermeabili: nell’anteprima del tour che inizierà a fine anno, la cantante romagnola sceglie l’incantevole cornice di piazza San Marco (dove, per non farsi mancare nulla, c’è anche l’acqua alta) con un concerto diviso in tre atti. “Un viaggio nel tempo”, come lo definisce lei stessa, ma anche un modo per continuare e raccontare in musica la sua carriera trentennale, tra passato, presente e futuro. San Marco dopo San Siro e il Circo Massimo Venezia (dove sono previste altre due date l’1 e 2 luglio) è stata scelta assieme a Siviglia (il 21 e 22 luglio) per segnare il ritorno di un tour della Pausini dopo quattro anni: l’Italia e la Spagna, i Paesi che hanno visto nascere e prendere forma la sua carriera nel 1993. Laura sceglie di partire da una delle pochissime città italiane dove non si era ancora esibita e diventa la prima a farlo in questa storica piazza (lei che era già stata la prima a cantare a San Siro e al Circo Massimo, altri luoghi iconici): questo ruolo di “prima donna” sembra viverlo con un po’ di imbarazzo quando, pochi minuti prima dello show, in una sala dell’hotel Baglioni, ne parla non come di un traguardo personale ma come di una spinta che tutte le donne devono avere, per ritagliarsi il loro spazio, per raggiungere grandi obiettivi e non rimanere indietro con lavoro, sacrificio, passione: “Noi donne siamo istinto puro e dobbiamo sempre osare”, dice.

Per la Romagna

Si può arrivare ovunque, nel messaggio di Laura, ma partendo sempre dalle radici. Le sue sono radici romagnole che in questi trent’anni di carriera non ha mai mancato di ricordare e che ora la spingono a tenere alta l’attenzione sulla sua terra colpita dall’alluvione: il suo cachet di queste tre serate veneziane, infatti, sarà devoluto a tre comuni della Romagna (Solarolo dove è nata, Castelbolognese dove vivono i genitori e Faenza dove è cresciuta). “Io vengo da quel campo lì che si è alluvionato, io sono quella lì, sono le persone che spalavano il fango cantando Romagna mia che avete visto in tanti video”, racconta Laura che il concerto lo ha aperto leggendo queste parole: “Il passato è una radice, quella che lascia il segno per sempre”.

Uno show in tre atti
Lo show “Laura Venezia”, sotto la direzione creativa del coreografo Luca Tommassini, è diviso in tre atti. Il passato (caratterizzato dal rosso della scenografia, delle luci e del vestito di Laura); il presente (rappresentato dal colore blu) e, infine, il futuro, in cui il colore dominante è il verde. E se si parte dal passato la canzone d’apertura non può che essere “La solitudine” con cui nel 1993 il mondo ha scoperto la voce della Pausini dal palco di Sanremo. Questo primo “blocco rosso”, il colore della passione, che ricorda il passato, è legato alle ballad ed è composto da pezzi (come “Strani amori”, “Incancellabile”, “E ritorno da te”, “Non è detto”, “Vivimi”) con arrangiamenti molto classici. “Io sì” (colonna sonora del film con Sofia Loren “La Vita davanti a sé” nominata agli Oscar e vincitrice di un Golden Globe) è un momento di emozione e commozione perché la dedica è tutta per Michelle Causo e per le donne vittime di violenza: “Il testo dice ‘nessuno ti sente ma io sì, racconta Laura. “Sulla politica non mi schiero ma ci sono certi argomenti come i diritti umani e civili e la violenza sulle donne per cui sento di dovermi spendere. Quello che dico a casa a mia figlia devo avere il coraggio di dirlo anche sul palco. Se credi in una causa devi parlarne, quella cosa la devi cantare, la devi mettere in musica”, dice ancora la cantante romagnola. Verso la conclusione di questo primo atto “Tra te e il mare” diventa “Tra te e la laguna”: “Soprattutto per i vostri piedi bagnati”, scherza Laura mentre canta il celebre brano scritto per lei da Biagio Antonacci.

Nubifragio su Venezia

L’apertura del secondo atto ha un riferimento ai cambiamenti climatici, alla terra che si trova “in stato di crisi perché ogni giorno noi sbagliamo” e la dedica, sul megaschermo è chiara: “Questo concerto è per la mia Romagna”. E visto che questo secondo blocco è dedicato al presente, e vede arrangiamenti più contemporanei, lo start è dato da “Un buon inizio”, il penultimo singolo uscito. Su queste note iniziano a scendere le prime gocce su una piazza San Marco che si colora di k-way antipioggia. Ma tempo di sentire “Frasi a metà” e “Io canto” che ci si ritrova nel bel mezzo di un nubifragio, con folate di vento, l’acqua che sale e un impianto che a un certo punto salta. Laura, cambiato il microfono bagnato e non più funzionante, prova a cantare da sotto un tendone allestito sul palco (“anche se non mi piace perché vorrei prendere l’acqua come voi”, dice): ed è costretta a farlo, per 20 minuti buoni, a cappella, improvvisando, perché l’impianto e molti strumenti sono ko. Ko però non ci finisce mai la voce di Laura e nemmeno il suo pubblico, che resta fradicio al suo posto a cantare e a seguire un concerto a questo punto già diventato epico per resistenza e condizioni avverse: “Ho fatto più di mille concerti ma durante quelli storici, come San Siro e Taormina, ha sempre piovuto. Oddio così tanto mai a dire il vero”, dice Laura mentre cerca di capire dal suo staff se può proseguire o meno, tra la necessità di salvaguardare l’impianto, led che saltano, audio in tilt e cuffie che non rispondono (“Nelle orecchie sento rumori talmente gracchianti che mi sembra di essere a un concerto di Marylin Manson”, scherza Laura). Appena la pioggia non è che finisce ma almeno diminuisce di intensità la scaletta riparte, senza la scenografia e i balletti previsti, con “Come se non fosse stato mai amore”, “Resta in ascolto” e “Primavera in anticipo”.

Chiusura in pop-elettronico

E via, dunque, sotto la pioggia ancora battente, verso il terzo e ultimo atto, quello che parla di futuro e che vira, in termini musicali, su un deciso pop-elettronico con versioni “agguerrite” di “Simili”, “Limpido”, “Con la musica alla radio”, “Benvenuto” fino a “Il primo passo sulla luna”, il brano che chiude lo show. “Questo è un concerto pop che va in crescendo nelle due ore della sua durata”, aveva annunciato Laura all’inizio e, in effetti, pur non potendo prevedere la bufera che ha dato un tocco decisamente rock, il crescendo è stato evidente, anche negli arrangiamenti: dalle romantiche ballad dell’inizio alle chiavi elettro-dance degli ultimi pezzi. Perché l’obiettivo di Laura, in questo show e in generale, resta sempre “continuare a raccontarmi senza perdere me stessa, rimanendo rispettosa verso la mia storia e il mio pubblico”.

I conti col tempo

Il tempo, che caratterizza i tre blocchi in sui lo spettacolo è diviso anche cromaticamente, è un aspetto con cui Laura dice di fare continuamente i conti: “Si impara dal passato, il presente a volte mi sballa e mi rende poco sicura ma poi voglio andare sempre avanti a vedere cosa c’è nel futuro. Non mi siedo mai a casa con i miei premi, anzi più ne vinco più sento di dover fare qualcosa di più”, spiega Laura, che racconta anche di un nuovo disco non ancora finito “ed è strano perché l’ho iniziato nel 2019 e di solito li finisco in pochi mesi”. Ma sulla sua capacità di andare avanti, è proprio questa serata a non lasciare dubbi: sotto i tuoni che illuminano Venezia e bruciano apparecchi elettrici e sotto le secchiate d’acqua che piovono dal cielo, Laura non ha mai avuto l’intenzione di fermarsi, in un’anteprima che più bagnata non si può (ma come dice lei “così canto meglio”).

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